lunedì 9 maggio 2011

Weylandt, ciclista belga di ventisei anni, muore nella discesa del Bocco

Il mondo del ciclismo (e non solo) in lutto per il mortale incidente al Giro d'Italia...

Guard-rail fuori norma. Ringhiere di ferro che si alternano a muretti di cemento. Spigoli vivi pronti all'urto devastante. Strade tortuose, strette e insidiose.
Un tempo, nei punti critici, era uso piazzare delle balle di paglia. Oggi neanche più quello.
Il tutto, con i corridori che sfrecciano a velocità oltre gli 80 km/h.
Ne sono coscienti gli organizzatori?
Anche questo è Italia o, più precisamente, Liguria, come questo tragico evento sta a dimostrare...

Aggiornamento dell'11 maggio 2011
(Foto da Il Secolo XIX)

Le immagini del luogo dell'incidente e i successivi commenti che si sono sentiti e letti denotano che non c'è adeguata sensibilità né chiare intenzioni circa i provvedimenti da adottare per la sicurezza dei ciclisti. Nel caso particolare, su come contenere e ridurre, se non eliminare del tutto, il grave pericolo originato dalle discontinuità ed irregolarità sulle strutture di delimitazione della carreggiata.
Serie disposizioni e conseguenti provvedimenti dovrebbero essere assunti di concerto con i gestori delle singole strade. L'idoneità di queste ultime dovrebbe essere rigorosamente accertata prima di ogni gara...

Nella tappa di oggi (Piombino - Orvieto) è venuto fuori dell'altro.
Nel percorso di tappa erano compresi diversi km di tratte sterrate (strade bianche le hanno definite). I polveroni sollevati dalle auto e moto al seguito e dagli stessi ciclisti in gruppo, le fermate forzate in salita a causa degli assembramenti, con difficoltà a ripartire, tanto per i ciclisti quanto per auto e moto (con produzione di ulteriori nubi di polvere), le numerose cadute di corridori sul ghiaietto all'uscita delle curve in discesa, denotano che gli organizzatori non sono stati accorti e diligenti nel selezionare il percorso e la tipologia di fondo stradale, in modo da garantire un regolare svolgimento della gara, senza l'assunzione di rischi ulteriori.
Più di un ciclista, a fine tappa, si è fatto sentire in proposito: «Non siamo qui per fare gare di ciclocross o di mountain bike», ha dichiarato Di Luca...

Anche l'impiego di dispositivi di protezione individuale andrebbe implementato. L'impiego dell'airbag di protezione per la testa (attivato da micro-accelerometri incorporati), di recente invenzione, dovrebbe essere preso in seria considerazione e reso idoneo all'uso professionale. Un tale dispositivo avrebbe quasi sicuramente salvaguardato il ciclista olandese Slagter nella sua rovinosa caduta di oggi. Forse, abbinato a qualche banale protezione passiva posizionata nei punti più critici (i funzionali materassi urto-assorbenti in uso sulle piste da sci, per citare una soluzione temporanea ma al tempo stesso efficace), avrebbe potuto anche salvare la vita a Weylandt...

Il problema della sicurezza è avvertito nel mondo del lavoro e non solo. Non si vede ragione perché non sia affrontato con impegno anche nel mondo del ciclismo, a salvaguardia dell'incolumità dei corridori.

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