martedì 14 agosto 2018

Ponte Morandi - Genova: prove di autodistruzione #2...

What caused the Morandi Bridge collapse in Genoa (Italy)
[English version not available]

Una spaventosa tragedia, per noi genovesi e per tutti, forse annunciata...                                     

Qual'è stata la causa scatenante il collasso del ponte?
Dev'essere stata una causa importante, tutt'altro che trascurabile rispetto ad altre possibili concause...
Sicuramente sarà accertata...

Nella 1^ immagine qui a fianco, il 1° pilone (lato Genova Ovest-Sampierdarena) con i quattro stralli integralmente rinforzati mediante posa di nuovi tiranti esterni in cavi di acciaio protetti in guaine di polietilene, vincolati all'esistente con collari metallici a cornice distribuiti sulla lunghezza e selle rinforzate in sommità aventi la duplice funzione di distribuire i carichi altrimenti concentrati e consentire il tensionamento dei cavi stessi (intervento di manutenzione straordinaria risalente alla metà degli anni '90).

Nella 2^ immagine, il pilone intermedio con un rinforzo minimale, limitato alla prima tratta dei 4 stralli, di raccordo e ancoraggio al portale, a cavallo della sua sommità...

Nella 3^ immagine, il 3° ed ultimo pilone strallato (lato Cornigliano-Aeroporto), quello collassato oggi alle ore 11.36, senza alcun rinforzo degli stralli originali.
Punti particolarmente critici, a causa della  difficile posizione e dell'esposizione ma soprattutto a causa della concentrazione dei carichi agenti (una micidiale combinazione di sforzo di trazione e di taglio sui tiranti di armatura), sono i nodi alla sommità del pilone... Punti sicuramente trascurati, nel corso degli anni, per l'aspetto del monitoraggio e, quel che è peggio, per il mancato rinforzo strutturale, rispetto ai ben più accessibili, ispezionabili (e rinforzati) punti di ancoraggio degli stralli stessi agli impalcati che reggevano le carreggiate... L'installazione di sensori di deformazione o di altro genere, con le relative linee di misura e acquisizione dati, non è risolutiva ai fini di un monitoraggio efficace ed esaustivo, a causa delle derive strumentali, delle influenze di agenti esterni come la temperatura e della periodica necessità di ricalibrazioni; non solo, certi fenomeni di cedimento strutturale potrebbero non essere preceduti significativi segnali premonitori, quantomeno con un anticipo tale da permettere di attivare iniziative (pur sempre tardive) volte alla salvaguardia delle persone e degli stessi manufatti...

Le tre immagini precedenti, scaricate da Google Street View, risalgono all'ottobre scorso.
La vista che segue, che mostra l'insieme dei 3 piloni, dal più recente Google Satellite:


Perché erano stati così drasticamente rinforzati i 4 stralli del 1^ pilone?
Perché l'armatura metallica interna agli stralli (realizzati in una sorta di ibrido tra calcestruzzo fortemente armato e calcestruzzo precompresso mal congegnato e di scarsa funzionalità), da una analisi mirata, era risultata esposta e sottoposta ad ossidazione, quindi a corrosione...

A questo punto la domanda 'fatale':
Perché non è stato fatto altrettanto sugli stralli degli altri due piloni, in particolare fatto niente del tutto sul 3° pilone, quello collassato oggi? E dire che, dall'intervento sul 1° pilone, sono passati più di vent'anni, un tempo e una negligenza inammissibili che il pilone collassato, con i suoi elementi più vulnerabili, ha sopportato ben oltre ogni ragionevole limite tecnicamente stimabile e tollerabile...

Sicuramente molto critica la condizione strutturale nella quale versavano gli stralli del pilone collassato, non altrettanto grave ma comunque preoccupante quella degli stralli sul pilone intermedio, tenuto anche conto della ulteriore sollecitazione impressa dall'impalcato collassato che, nel suo precipitare, ha fatto per qualche attimo perno sull'impalcato retto da questo pilone lasciando il tutto apparentemente integro...

[L'immagine qui a lato, inserita il 20 settembre 2018, è eloquente quanto basta riguardo alla originale metodologia di costruzione degli stralli...]

Aggiornamento del 15 agosto 2018
Bilancio vittime, provvisorio (aggiornato a questa mattina): 35 morti accertati, tra i quali 3 bambini, oltre a 16 feriti dei quali almeno 5 in gravissime condizioni...
Di definitivo c'è soltanto la banale previsione di una paralisi pressoché totale del nodo viario ligure, con pesantissime ripercussioni sul traffico locale, su quello commerciale verso le aree portuali e in transito tra rivera di ponente e riviera di levante e conseguenze altrettanto pesanti sull'economia di tutta l'area e dell'hinterland che gravita sul porto di Genova, non certo limitato alla sola Liguria. Una condizione destinata ad imperversare per almeno un lustro, forse più...
Ancora, a proposito della causa scatenante, quale può essere stato il 'colpo di grazia' inferto all'elemento più critico tra i componenti la struttura del ponte crollato? Inferto a quell'anello debole della catena strutturale giunto al limite di sopportazione dei milioni di cicli di fatica subiti in cinquant'anni di esercizio e non più in grado di reggere l'ennesimo ciclo +1? Il carico dinamico generato dal mezzo pesante che trasportava un rotolo di lamiera dell'ILVA (di massa complessiva ben oltre le 40 tonnellate), il cui conducente si è miracolosamente salvato nella caduta con il mezzo e il suo carico, come da lui stesso raccontato?
Crollo Ponte Morandi, la storia di Giancarlo: salvo dopo un volo di 45 metri (intervista telefonica trasmessa dalla TV Primocanale il 15 agosto)
Ponte Morandi di Genova. Parla il camionista tortonese caduto nel viadotto (link aggiunto il 7 settembre 2018; articolo-intervista datato 17 agosto)
Colpo di grazia è possibile. Ma anche causa scatenante a tutti gli effetti? In fondo si tratta di un carico consentito e non propriamente eccezionale... Così come carichi analoghi transitati nella mezz'ora precedente o che sarebbero sopraggiunti nella mezz'ora successiva...
Il forte maltempo, la pioggia battente e quella potente scarica atmosferica segnalata, così su due piedi, potrebbero annoverarsi tra le possibili concause secondarie (più corretto dire 'al contorno'?), in concomitanza con altre più importanti ed influenti, da indagare assieme a quella primaria della rottura di uno strallo...
Una concausa tra quelle da classificare come importanti, come da molte parti segnalato, può essere costituita dal sovrappeso statico delle tre linee di new jersey in calcestruzzo armato (due laterali e una centrale), aventi funzione di guard rail di sicurezza, che gravavano sull'impalcato: un sovraccarico passivo distribuito di notevole entità (dell'ordine di 1,8 tonnellate a metro lineare di impalcato), non previsto nel progetto originale per dei manufatti posti in opera in tempi più recenti...
Un'altra concausa, che si potrebbe definire 'di fondo', congenita e per certi versi cronica, è rappresentata dall'invecchiamento e dal diffuso degrado del calcestruzzo armato (con perdita di coesione, di elasticità e di resistenza) che possono anche aver influito sui modi propri di vibrare di certe importanti parti di manufatto sotto i carichi dinamici in transito, riducendo le iniziali frequenze proprie di risonanza (quelle più basse ossia di più lungo periodo, che sono le più nocive), con incremento delle ampiezze di oscillazione e quindi maggiori sollecitazioni patite...

Aggiornamento del 17 agosto 2018
Bilancio vittime (ancora provvisorio, aggiornato a questa mattina): 38 morti accertati, tra i quali i 3 bambini, ma si teme per la sorte di molti dispersi...
Sul fronte dei sopravvissuti alla catastrofe, Giancarlo Lorenzetto, alessandrino, di professione autista (per la Società MCM Autotrasporti), uno dei 'miracolati', salvo dopo essere precipitato da 45 metri con il suo autoarticolato, coinvolto nel crollo del ponte... Del coil che trasportava ancora nessuna immagine, quantomeno dalle riprese TV: si dev'essere 'piantato' nell'alveo del Polcevera...

Aggiornamento del 18 agosto 2018
Bilancio vittime (aggiornato a questa mattina): 41 morti accertati, tra i quali 4 bambini... Sempre meno i dispersi...
Oggi giorno di lutto nazionale, con cerimonia funebre ufficiale per tutte le vittime alla Fiera del Mare dalle 11.30 alle 13... Le campane delle chiese hanno suonato così come le sirene delle navi in porto, un suono dirompente e straziante come non mai...

Aggiornamento del 19 agosto 2018
Bilancio vittime (si spera definitivo): 43 morti accertati, tra i quali i 4 bambini, il dipendente AMIU Mirko Vicini (ultimo estratto sotto le macerie) e l'autista rumeno Marian Rosca, tra i feriti gravissimi, deceduto ieri in ospedale (era alla guida del TIR centinato con l'insegna ALBA).
Sull'autoarticolato che trasportava un coil dell'ILVA, oltre ad una precisazione, si può aggiungere qualche ulteriore ipotesi (rispetto alle precedenti fatte, che si confermano)...
Il mezzo non è caduto nell'alveo del Polcevera (come sottinteso nell'aggiornamento di 2 giorni fa) bensì sulla sede ferroviaria prossima ai caseggiati di Via Porro (e sovrastante pilone che ha resistito): motrice sulla linea Sampiedarena-Bolzaneto-Busalla, rimorchio e carico (quest'ultimo non visibile nelle immagini qui a lato ma sicuramente tuttora presente) sull'adiacente dismesso parco ferroviario.
Quale può essere stata la dinamica?
Era entrato in autostrada al casello di Genova-Aeroporto con destinazione Novi Ligure. Stava quindi percorrendo la corsia di marcia normale della carreggiata sud (lato mare).
Ipotizzando una velocità di 40÷50 km/ora (in condizione di forte pioggia), dovrebbe aver percorso ancora 45÷55 metri in quei circa 4 secondi (che si possono ragionevolmente stimare essere) intercorsi tra la rottura dello strallo alla sommità del portale e il collasso di impalcato e carreggiata.
Dalle prime 2 immagini si desume che aveva percorso buona parte dell'impalcato isostatico (lungo 45 metri circa) di raccordo tra i due piloni, prima che questo, dopo una momentanea rotazione sul bordo di appoggio all'impalcato del pilone che ha retto, precipitasse al suolo; e una tale rotazione ha quasi certamente provocato lo scivolamento del mezzo rispetto alla sua posizione più avanzata raggiunta quando il piano viabile era ancora tale.
Se ne potrebbe dedurre che lo strallo di Sud-Est si è spezzato quando il mezzo si trovava sopra l'ancoraggio (dello strallo stesso) all'impalcato del pilone, il che avrebbe un senso.
Il tutto con beneficio degli opportuni riscontri e di più approfondite analisi e verifiche...
[https://www.youtube.com/watch?v=-Ps72qsFeMg
Il video, immesso in rete lo stesso giorno dell'evento, riprende gli istanti susseguenti il collasso dell’impalcato. Delle due A componenti i pié dritti del pilone, la prima a collassare per intero pare essere stata la Sud con lo strallo lato Ovest in bando ma ancora collegato alla sua sommità e quello lato Est mancante (evidentemente troncato in precedenza); segue nel crollo, rovinando su sé stessa, la A di monte, che appare di minore altezza e disgiunta dalla prima, in quanto priva della connessione a tre vie in sommità (quella orizzontale con l’altra A e le due oblique con gli stralli), presumibilmente a causa del precedente distacco dei due stralli raccordati sul portale.Quale sia stata la sequenza di rottura degli stralli, da questo video non è dato capire, visto che non comprende i primi istanti dell'evento. Sarà risolutivo qualche video integrale (ammesso che esista) ovvero testimonianze attendibili, forse da qualche automobilista o camionista diretto a ponente che, fermatosi in tempo a pochi metri dal vuoto sulla carreggiata retta dal pilone intermedio, può avere impresso in memoria la sequenza visiva del crollo da una distanza per quanto possibile ravvicinata e da un punto di vista 'privilegiato' malgrado il maltempo con pioggia battente; più probabile qualche testimonianza diretta, di un tanto inaspettato quanto repentino crollo già innescato e in parte avvenuto, prima che l'occhio e la mente abbiano avuto modo (ammesso che lo abbiano avuto, e non solo a causa della scarsa visibilità) di mettere a fuoco l'intero scenario.
Possibile (e plausibile) sequenza, in attesa di conferme (o smentite):
> rottura strallo di Sud-Est in sommità;
> innesco cedimento impalcato lato Est con sovraccarico sullo strallo di Nord-Est;
> distacco strallo di Nord-Est e (quasi-)concomitante distacco strallo di Nord-Ovest sulla sommità del portale;
> innesco cedimento impalcato lato Ovest con sovraccarico sullo strallo di Sud-Ovest (sempreché ancora attivo):
> rottura strallo di Sud-Ovest (in corrispondenza di una sezione di mezzeria o più prossima all'impalcato); 
> collasso generalizzato degli impalcati;
> collasso di traverse e pié dritti del pilone.
Se avesse ceduto l'impalcato sotto le ruote del pesante autoarticolato prima della rottura dello strallo, il 'bilico' non avrebbe potuto proseguire la sua corsa per quegli ulteriori 45÷55 metri sulla carreggiata ancora pressoché integra (come sopra argomentato) ma avrebbe esaurito la sua corsa quasi all'istante; inoltre la dinamica della sua caduta non sarebbe stata quella sopra descritta (e confermata dall'autista nelle interviste da lui stesso rilasciate).]
Le precedenti righe in blu, con il link al video YouTube in testa, il tutto in parentesi quadra, sono stati inseriti il 15 settembre 2018.
Nell'ultima immagine sopra, lo stato prima del crollo: impalcato e stralli del pilone collassato a dx, quelli del pilone che ha resistito a sx, l'impalcato isostatico al centro anch'esso crollato, il parco ferroviario dismesso in basso...
Ultima nuova (diffusa nella stessa serata del 19 agosto): Crollo Ponte Genova, tiranti "ridotti del venti per cento": Ministero e Autostrade sapevano

Aggiornamento del 20 agosto 2018
Con riferimento alla denuncia de L'Espresso contenuta nell'articolo diffuso ieri sera, il neo-nominato presidente della commissione d'indagine governativa sul crollo del ponte, arch. Ferrazza, dichiara oggi: «A febbraio scorso abbiamo esaminato la cura, non abbiamo esaminato il paziente»
Ma che cazzo dice?!
Da quando si decide o si approva 'la cura' senza esaminare 'il paziente' e senza avere una precisa cognizione del suo stato di salute o, peggio, del male che lo affligge?
Intende (e preferisce) esaminarlo ora, 'il paziente'? Ora che è ridotto in cumuli di macerie e in milioni di pezzi?
E poi, dove sono le cautele e le prescrizioni in attesa che fosse compiutamente somministrata 'la cura'?
Una 'cura' comunque decisa con un ritardo di vent'anni...
E infine, a proposito di luminari, Mr. Maracaibo (nonché prof. ing.) che dice?
Assurdità, digressioni e analisi superficiali 'a largo spettro', non circoscritte e focalizzate quanto esigerebbero le circostanze, come già sentito di recente e come, né più né meno, il suo collega in commissione...
Uno che ritiene credibile chi lo rassicura che basterebbe il 50% dell'originale sezione dei tiranti negli stralli per reggere l'impalcato (con l'altro 50% consumato dalla corrosione!) e ne dà pure conferma! 
Brencich, il critico del ponte Morandi... (link aggiunto il 21 agosto)
Ha un'idea di come si presenterebbe alla vista (e come si può pretendere che assolva alla sua originale funzione) un tondino o un cavo d'acciaio corroso al 50% dentro un massello di calcestruzzo, il tutto vecchio di cinquant'anni? 
Le giuste osservazioni critiche al ponte Morandi sul Polcevera (e ai suoi simili nel mondo), poi, ad opere realizzate e vecchie di decenni, hanno senso solo se si traducono in esortazioni all'adeguamento e alla salvaguardia dei manufatti o anche alla loro demolizione e ricostruzione qualora ritenuto necessario, altrimenti sono un esercizio fine a se stesso...

Aggiornamento del 21 agosto 2018
Tra le macerie della struttura collassata, è stato possibile individuare gli spezzoni di calcestruzzo armato che costituivano la sommità del portale, laddove si ancoravano gli stralli, e i primi metri di questi ultimi? Perché è lì che va indirizzata la ricerca delle prove dell'avvenuta rottura a fatica dei tiranti in acciaio...

Aggiornamento del 22 agosto 2018
I due della commissione ispettiva ministeriale, dopo i mancati allarmi nel passato più o meno recente, cercano di pararsi il culo:
«Il moncone est del ponte Morandi è pericolante e deve essere abbattuto o messo in sicurezza al più presto...», scrivono nella relazione consegnata oggi ai loro interlocutori...
Cos'altro di meglio avrebbero potuto scrivere?
Dovranno almeno spiegare, nell'alternativa della messa in sicurezza senza l'abbattimento, quali interventi hanno in mente si dovrebbero urgentemente attuare...

Aggiornamento del 23 agosto 2018
Piloni superstiti più degradati di quello crollato? Non raccontiamoci balle!
Ponte Morandi Genova, "pericolo pilone corroso: più degradato di quello caduto"
La Commissione Mit: "Pila 10 messa peggio di quella già crollata..."
Ponte Morandi, il procuratore Cozzi: "Il pilone vicino alle palazzine peggio di quello crollato"
Il 'test' distruttivo del 14 agosto scorso ore 11.36, costato 43 vite umane, ha inesorabilmente e definitivamente sancito qual'era il pilone più degradato... Non c'è tecnico, per 'luminare' che sia, o politico 'tuttofare' che possa dimostrare il contrario di quanto palesa e sentenzia, purtroppo senza ombra di dubbio e possibilità di appello, quel tragico evento...
Non è questo il tempo per dare spazio e credibilità agli azzeccagarbugli, ai cialtroni e ai confusionari...
Però, ad esser pignoli, il pilone n° 10 (quello sopra le case di Via Porro che, per fortuna, ha resistito) ha subìto un ciclo di fatica in meno rispetto al pilone n° 9 (quello collassato), l'ennesimo ciclo +1 (che è stato fatale per il pilone n° 9, come già scritto), su un totale di qualche decina di milioni di cicli... E una certa spinta in più (dall'impalcato isostatico quando questo è caduto)...

Aggiornamento del 24 agosto 2018
Nelle 4 immagini che seguono, alcune fasi della costruzione del ponte, tra il 1963 e il 1967... Un'opera ardita, per l'epoca e tuttora...
Nella 2^ immagine si nota la fase di posa in opera dei tiranti in acciaio, successivamente protetti con gettata di bauletto in calcestruzzo; una protezione che si rivelò ben presto precaria (oltre che di appesantimento dei tiranti stessi); ingrandendo l'immagine, si riesce fors'anche a percepire la criticità dei tiranti sulla sella, alla sommità del portale, laddove si concentrano i carichi, con la combinazione/sovrapposizione delle sollecitazioni di trazione e di quelle, quanto mai deleterie, di taglio...





La 1^ immagine ritrae il pilone intermedio, quello che ha retto al crollo (che ha i pié dritti su Via Walter Fillak e l'impalcato sovrastante i caseggiati di Via Porro). Risaltano le parti a sbalzo dell'impalcato in costruzione. Nella 3^ immagine, oltre al suddetto pilone, più indietro nella costruzione, il pilone collassato...

Aggiornamento del 27 agosto 2018
Quello che si dovrebbe urgentemente fare, con buona pace di tutti (e di cui non si sente affatto parlare).
Tre opere provvisionali che consentano di mettere in sicurezza tutta l'area il più rapidamente possibile, relativamente semplici e veloci da allestire (funzionali quale che sia la scelta progettuale definitiva riguardante l'intero manufatto, demolizioni incluse):
> due castelli metallici a struttura reticolare con funzione di puntoni sotto gli ancoraggi degli stralli all'impalcato, ai lati del pilone che ha resistito e del quale si teme qualche cedimento (il n° 10); le loro sedi di posa al suolo, in entrambi i casi, corrisponderebbero a sedimi delle ferrovie in disuso...
> analogo castello sotto il 1° pilone di ponente, in corrispondenza del punto di appoggio dell'impalcato isostatico, per ripristinare il bilanciamento dei carichi, bilanciamento venuto meno con la caduta dell'analogo impalcato isostatico lato est del pilone stesso...
A fine montaggio, dovrebbe essere trasferita su ciascun supporto una quota di carico opportunamente ponderata (e ripartita nel caso dei due sotto il pilone 10)...
Ma, ahinoi, che cos'ha la priorità assoluta? Le passerelle, i discorsi e i battibecchi in TV! Il tutto ben oltre ogni ragionevole limite di sopportazione... Il resto (chissà quale e quando?) a seguire!
«Che c'è di strano?...», qualcuno sbotterà «... Questa è l'Italia, signori!»
«In fondo, poi, in un 'contesto di più ampie vedute', le passerelle non fanno forse anche loro parte della grande famiglia 'allargata' delle opere provvisionali?»

Aggiornamento del 17 settembre 2018
Ponte Morandi: un nuovo progetto sul Blog di Beppe Grillo...
http://www.beppegrillo.it/progetto-del-nuovo-ponte-di-genova/
Un'idea sicuramente innovativa e, com'è scritto sul blog di Grillo, geniale...
Strano non sia stato l'Archistar Renzo Piano a sfornare un'idea del genere, lui 'inventore' del Beaubourg, al posto  del progetto, del tutto tradizionale, che ha presentato a fine agosto scorso...
Senza offesa per nessuno, visto che vale per tutti indistintamente, c'è un detto in genovese che dice: "Inveggià l'è bellu ma...", ossia "Invecchiare è bello ma..." ma, strada facendo, si perdono colpi! "Sotto i freschi!", dice un altro detto ovvero "Largo ai giovani!"
Sarà anche attuabile l'idea-progetto dell'architetto Giavazzi?
All'auto-nominatosi Responsabile del Procedimento, Direttore dei Lavori e Responsabile della Sicurezza, con tanto di Crono-programma alla mano (inizio lavori di demolizione entro la fine del corrente mese; fine lavori del nuovo ponte entro il 2019), nonché Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, il pronunciamento...

Aggiornamento del 18 settembre 2018
L'Uomo del Ponte ha detto NO!
“C’è già il progetto di Renzo Piano”
Oltre al progetto del nuovo ponte a cui pensare, ci sono anche i nodi viari di Sampierdarena, Cornigliano, Bolzaneto, Borzoli e Sestri Ponente giornalmente e sistematicamente bloccati dal traffico (dalle 6 del mattino alle 9 di sera o poco meno), non solo traffico cittadino e portuale ma anche nazionale e internazionale in transito, quest'ultimo fatto soprattutto di mezzi pesanti.
Riguardo al traffico portuale, anch'esso costituito da mezzi pesanti, è quasi superfluo notare che per Genova passa il grosso dell'export e dell'import nazionale, oltre ai collegamenti con la Sardegna, la Sicilia e altre destinazioni...
Nel corso delle ore più critiche della giornata, essendo le distanze tra questi nodi stradali contenute nel raggio di qualche chilometro, il tutto degenera in un unico gigantesco ingorgo che paralizza il Centro-Ponente cittadino, la Bassa e la Media Val Polcevera con le numerose delegazioni e attività e gli assi viari verso il retroterra piemontese e lombardo (tanto per non parlare dell'interrotto asse Riviera di Ponente-Riviera di Levante). Se poi si verifica qualche incidente imprevisto (in realtà facilissimo da prevedersi, visto che puntualmente accade con frequenza praticamente giornaliera, come i Tir che rimangono incastrati per delle mezze giornate nella tortuosa e stretta Via Borzoli inadatta a mezzi di quella dimensione) la paralisi è al quadrato... 
E non sarà tutto risolto quando sarà ripristinata la viabilità di sponda destra e sinistra sul Polcevera, viabilità investita dal crollo del viadotto. E nemmeno quando saranno riaperti al traffico Corso F.M. Perrone e Via Walter Fillak, percorsi oggi interdetti in quanto sottopassanti i piloni del ponte rimasti in piedi e ritenuti pericolanti, perché i nodi di cui sopra persisteranno. Beninteso, tutte riaperture di strade più che mai importanti, attese e sollecitate, in particolar modo dai cittadini e dagli imprenditori locali (in primis tutti quelli di Certosa, Campasso, Campi e Borzoli-Fegino chi più chi meno a ridosso del ponte) messi in ginocchio dalla loro persistente chiusura. 
Lui e il suo amico Bucci, sindaco di Genova, invece di 'pensare alla grande' alla soluzione del nuovo viadotto di là da venire e blaterare in continuazione in TV, pensino a trovare soluzioni meno eclatanti, più veloci e alla portata per risolvere o almeno alleggerire i blocchi di cui sopra, prima che erompano le prevedibili, disastrose conseguenze economiche (con marcata incidenza negativa anche sul PIL del fu Bel Paese) e le proteste incontenibili di cittadini e utenti...
Non sono le assillanti interviste e le continue passerelle in TV quello di cui c'è bisogno oggi e così per qualche anno, prima che la viabilità del ponte Morandi sia ripristinata... 
Le soluzioni? Basta volerle e saperle trovare...

Aggiornamento del 6 ottobre 2018
Il Sindaco di Genova Marco Bucci nominato Commissario Straordinario per la Ricostruzione del Ponte Morandi...
Poteva andar peggio...
Laureato con lode in Farmacia e in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche con pluriennale esperienza maturata nell'industria chimico-farmaceutica (si legge su Wikipedia), potrà avvalersi della struttura comunale alla quale fanno capo i lavori pubblici, le gare e gli appalti, con taluni tecnici di indubbia capacità e serietà (sempreché tuttora in servizio), sia pure con esperienza maturata su opere forse non paragonabili, per dimensione e portata, ad una grande opera quale quella in argomento.

Aggiornamento del 02 novembre 2018
Ancora, riguardo al rotolo di lamiera e all'autoarticolato che lo trasportava...
Nell'aggiornamento del 19 agosto scorso, con riferimento alle immagini inserite, s'era detto che il rotolo non risultava visibile.
In realtà, ingrandendo una delle immagini (quella riproposta qui a lato) e guardando più attentamente, il rotolo sembra intravedersi, non più di tanto 'piantato' nella massicciata ferroviaria che ne ha ostacolato la penetrazione (la passata presenza di un binario nel punto d'impatto appare evidente).
Contro (più precisamente sopra) il rotolo parrebbe avere impattato la parte posteriore del rimorchio... Il che denoterebbe coerenza tra le due traiettorie, quella del rotolo e quella dell'autoarticolato in caduta quasi-libera...



Aggiornamento del 18 novembre 2018
Se il coil non è perfettamente visibile dall'immagine inserita nell'aggiornamento precedente, lo è in quest'altra che riprende lo stato dei luoghi alcune settimane dopo il giorno della tragedia.
Il rotolo di lamiera, forse proprio a causa del suo notevole peso (300 q.li), è ancora esattamente nel punto d'impatto con il suolo, mentre l'autoarticolato che lo trasportava risulta rimosso e spostato più a valle (se ne vede la motrice)...
... E non pare proprio la posizione finale di un grave che, caduto dal bilico in movimento, abbia sfondato carreggiata e impalcato del viadotto Morandi innescandone il crollo (come congetturato da taluno)... Che il coil si sia sganciato e sia 'scivolato' via dal pianale anticipando l'autoarticolato nell'impatto al suolo di qualche frazione di secondo si desume dal precedente aggiornamento con la foto che chiarisce quest'aspetto, il tutto nell'ambito di una ben precisa sequenza dinamica del crollo anticipata nel dettagliato aggiornamento del 19 agosto scorso.

Guardando l'immagine, la mente corre agli autisti del TIR 'ALBA' entrambi deceduti... Speriamo almeno che quel giorno sia stato, per loro e per tutte le quarantatre vittime, l'Alba di una Nuova Vita... E il segnale è forte in questo senso...

Aggiornamento del 10 febbraio 2019

martedì 7 agosto 2018

L'esplosione sulla tangenziale di Bologna: prove di autodistruzione #1...

Quando si dice 'concause'...

Video della Polizia di Stato riportato online da Il Fatto Quotidiano

Forse un colpo di sonno occorso al conducente dell'autocisterna di GPL in corsa (che non ha nemmeno toccato il pedale dei freni di fronte alla coda di veicoli praticamente fermi)...

Un carico di solvente altamente infiammabile sul TIR tamponato, dal quale si è scatenato il primo violento incendio...

Oltre 50 metri cubi di gas petrolio liquefatto (miscela di propano e butano) che, a pressione atmosferica, diventano 50 x 270 = 13.500 metri cubi di gas combustibile, pronto a combinarsi con un volume d'aria 15 volte maggiore (ipotesi di rapporto stechiometrico ottimale), tanto da formare una nube di miscela gassosa di oltre 215.000 (duecentoquindicimila) metri cubi, pari ad una sfera di quasi 75 metri di diametro, pronta ad esplodere e, in quel contesto, di tanto facile quanto inevitabile innesco... Un'energia dell'ordine di 420.000 kWh (quattrocentoventimila kiloWattora) che si sprigiona nel giro di una manciata di secondi, quindi una potenza media istantanea anche dell'ordine di 300.000 MW (trecentomila megaWatt, ipotizzando un tempo di 5 sec.) (*).
Da qui una deflagrazione mai vista con effetti devastanti, di gran lunga più distruttiva di una bomba ad altissimo potenziale...
Quello che resta della botte del GPL, aperta come un libro, sul fondo stradale sottostante l'impalcato del viadotto, quest'ultimo distrutto e mezzo dissolto dall'esplosione... 

Solo un morto, il povero autista del TIR investitore, e un gran numero di feriti, più di 140, alcuni dei quali gravi per le ustioni riportate ma, per fortuna, non in pericolo di vita...
Un mezzo miracolo...
Per l'altra metà (o forse più) merito delle forze dell'ordine presenti (poliziotti e carabinieri rimasti loro stessi ustionati e feriti) che, nei 7 minuti intercorsi tra il tamponamento con il primo incendio e la devastante esplosione finale, hanno fatto allontanare tutti dall'area dell'imminente catastrofe...

_________________
(*) L'intera valutazione va considerata di larga massima o quantomeno di 1^ approssimazione.
     S.E.&O., pronto a porvi rimedio in caso di eventuali segnalazioni...
     In realtà un regime transitorio estremamente complicato da analizzare...