mercoledì 16 ottobre 2013

Paolo Rossi, classe 1925, ultimo volo...

Un post a ricordo di un caro amico...
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Servizio militare nell'Arma dei Carabinieri.
Partigiano non ancora ventenne nella Brigata Balilla... (*)
Una vita vissuta semplicemente, in costante coerenza con i suoi sani e rigorosi princìpi, rimasti sempre tali...
Ci sarebbe da scrivere un racconto lungo giusto una vita...
Pioniere del volo con il deltaplano negli anni '70 sui monti dell'entroterra ligure e riviere, passato al parapendio in tempi più recenti...
Ultimo suo volo libero: dal Monte Maggio (Savignone) alla piana di Casella nell'estate 2005.
Volo terminale Ω: oggi, 16 ottobre 2013.
Tutti gli appassionati che lo hanno conosciuto lo rimpiangono...
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(*) Già detto qualcosa al riguardo (senza fare il suo nome) in un post del gennaio 2010...
“Fuori le mafie dalla Val Susa”
Molta amarezza in lui per i valori della Resistenza calpestati in tutti questi decenni e per la tardiva nuova Liberazione (alla quale avrebbe voluto assistere e, perché no?, anche partecipare nonostante l'età, con la grinta e la determinazione di sempre)...

Post Scriptum: Renato Lucchetti, altro grande amico, il quale ne ha ben più titolo, scriverà meglio e di più su Paolo. Aspetto di sapere dove scriverà per riportare qui il link

Post Post ScriptumNiente link. Qui di seguito  la ‘Memoria’ (trasmessami dall'amico Aldo Barbieri, scontato il consenso dell'autore) (*)...
"Paolo Rossi" di Renato Lucchetti
Genova, 03 novembre 2013
Ho conosciuto Paolo Rossi il 5 Settembre 1976, era una domenica. Il più noto giornale di Genova, IL SECOLO XIX, aveva dato con tre giorni di anticipo la notizia che Aurelio Capurro, un pittore della città vecchia, si sarebbe lanciato in volo, appeso ad un aquilone, dai piani di Praglia sulle alture Genovesi. Non potevo mancare, volavo già da nove mesi. Quindi all'appuntamento, in mezzo agli spettatori, c'ero anch'io, con il mio deltaplano e volai facendomi onore. In quella occasione si avvicinò una persona sulla cinquantina dotata di metro, penna e taccuino che mi chiese di poter prendere delle misure per costruirsene uno. Gli misi a disposizione il mio deltaplano che era il primo tipo di standard Rogallo, e gli diedi anche l'indirizzo di Mario Carnevali, ingegnere navale genovese, pioniere del volo libero, che importava dall'Inghilterra i deltaplani costruiti da Jerry Breen. Così Paolo rinunciò alla costruzione e ne ordinò uno. Il guaio era che alla dogana nessuno sapeva nulla di deltaplani e una "macchina volante" destava molti sospetti. Risultato: passarono mesi per farlo uscire dal porto di Genova, avrebbe fatto prima a costruirselo. In Liguria la tappa obbligata per chi voleva imparare il volo libero era il Passo del Biscia il valico tra la Val Graveglia e la Val di Vara nell'interno di Chiavari (GE). Prima o poi tutti gli appassionati di volo si incontravano li. C'era Armando Martinelli, il bagnino di Sori (GE) che aveva imparato a volare in Val d'Aosta da Jean Marie Clement, Paolo Ferraro (titolare della Technisub) e Antonello Cassan che ora dirige "Liberi di scrivere". Entrambi provenivano dalla scuola di Alfio Caronti ed avevano deltaplani australiani Moyes. Incontrammo anche Andrea Cantero e Aldo Carambia, entrambi di Chiavari, anche loro due facevano coppia fissa.
Io mi ero separato, insegnavo a Busalla (GE), a casa ci stavo pochissimo e mi trovai a passare quasi tutti i giorni da Paolo. Alla fine andai ad abitare vicino a lui a Serrà Riccò (GE) e ci rimasi più di 10 anni. Paolo prima di conoscere il volo, aveva la passione del motocross: moglie, figlia e genero tutti andavano in moto fuoristrada... si narra che se avesse avuto un figlio maschio lo avrebbe chiamato Maico se femmina Jawa (per i più giovani Maico e Jawa erano allora due famose marche di moto da cross). Quando venne il tempo la moglie Lina si rifiutò di avere per figlia una moto e così la bambina ebbe il nome di Ivana (in onore all'Armata Rossa) Per frequentare la cerchia di Paolo, fu giocoforza dotarmi di una moto. Ero stato un ciclista tardivo e non avevo mai guidato una moto. Paolo mi portò al salone del motociclo di Milano. La Fantic presentava il suo primo modello di trial: motore Minarelli 125 C, serbatoio abbastanza capace, sella accettabile (oggi sarebbe da motoalpinismo). Il prezzo di lancio era veramente stracciato e la acquistai su due piedi. Il rito di iniziazione fu la salita al Monte Tobbio in provincia di Alessandria: una faticaccia memorabile, ma avevo gambe buone e spinsi la moto fino in cima, alla chiesetta. La discesa fu ancora peggio. Col tempo la mia tecnica migliorò e l'uso della moto con Paolo, da fine a se stessa, divenne funzionale: eravamo sempre alla ricerca di nuovi decolli e quel tipo di moto era il mezzo più adatto per scoprirli. Non si parlava ancora dei "Sentieri dell'Alta Via del Monti Liguri" e due moto da trial su un sentiero non erano viste come un attentato alla natura. In questo modo aprimmo svariati decolli di volo libero. Nella nostra dotazione, per ogni evenienza, non mancavano gli attrezzi per il taglio della vegetazione spontanea.... qui occorre una divagazione retroattiva...
Paolo ha pensato fina da subito di motorizzare il deltaplano. Appena gli è arrivato ha comprato la motosega più potente sul mercato ed ha utilizzato il motore per applicare un elica traente. La consulenza l'ha avuta dal fratello che era stato motorista aeronautico nella seconda guerra mondiale (WWII). Il tutto fu applicato nella parte alta del trapezio del suo primo deltaplano. Il nostro secondo incontro avvenne al Passo Biscia proprio per provare il marchingegno. Volare dietro un'elica che mandava una valanga d'aria in piena faccia era abbastanza inquietante e le prove non andarono bene. Fu così che Paolo si trovò a disposizione una motosega capace di tagliare un baobab.... e si cominciò a parlar di deforestazione....
Non si può tacere l'opera di proselitismo. La mia professione era quella di maestro elementare e Paolo aveva dalla sua il dono dell'essenzialità, che è una gran dote per un insegnante. Formammo parecchi allievi di volo libero, col tempo alcuni di questi divennero a loro volta istruttori, come Gianni Traverso e Gianni Bo entrambi di Genova, che a loro volta passarono il testimone ad altri. Quando mi successe l'incidente ad Alassio nella primavera del 1980, non fui più in grado di sollevare un deltaplano e di correrci sotto. Fu così che Paolo si interessò nuovamente al volo motorizzato. Lo fece anche per me, per fare in modo che potessi continuare a volare. C'erano già i primi deltaplani a motore ma non ci piacevano: volavano impiccati, con una incidenza dell'ala esagerata ed un grande spreco di energia. Accusani e Bartolozzi di Torino importavano dall'America un ultraleggero interessante: leggerissimo, completamente smontabile, trasportabile sul tetto di un auto, privo di coda, con elica spingente e comandi di volo da motocicletta. Nel suo progetto c'era lo zampino di Burt Rutan: si chiamava Eagle. Appena fu dotato di una motorizzazione accettabile lo ordinammo. La consegna avvenne a metà strada, su un aeroporto deserto e pieno di nebbia. Seguimmo attentamente la fase di montaggio, poi venne il momento di provarlo. Il mezzo era monoposto e l'addestramento fu per forza di cose minimale: "per salire accelleri, per scendere togli gas, per girare a sinistra abbassi il manubrio da quella parte, e viceversa". Lo provai io per primo: ne venne fuori un compromesso tra volo in effetto suolo ed alla cieca, col quale riuscii a chiudere un grande ovale in senso antiorario, atterrando poi senza rompere niente. Paolo invece, per il primo volo, scelse un pomeriggio luminoso e tranquillo, su un vasto campo vicino a Marengo (AL). Salì bello alto e rimase per aria più di mezz'ora. Fu un volo molto più sensato del mio. Paolo per età, capacità tecniche, esperienza, prudenza, è sempre stato superiore a me. In lunghi anni ha saputo individuare i pericoli, intuire i rischi e fronteggiarli in modo appropriato, cosa che io purtroppo in diverse occasioni, non ho saputo fare.
Il passo successivo fu l'acquisto di un furgone. Agostino Gurrieri ci aveva prestato il suo Bedford per andare a St. Hilaire in Francia al campionato mondiale di deltaplano nel 1979. Il motor Perkins aveva dato dei problemi, quando adottò un motore diesel della Opel, lo acquistammo. L'ala si trasportava comodamente sul tetto ed all'interno stavano carrello, canard, palettoni e motore già assemblati. Il montaggio completo con bulloncini, galletti ed anellini di sicurezza era un'operazione interminabile. Paolo ideò dei perni lisci ad innesto rapido dotati di elastici ed i tempi si ridussero drasticamente. Cominciammo così a frequentare campi di volo e manifestazioni. Dai primi raduni di Bassano del Grappa, quando erano ancora incontri tra amici, a mostre di velivoli amatoriali: Venegono, Vizzola Ticino, Valbrembo, Biella, Vergiate, Rivanazzano, Albenga, Lido di Venezia. Accadeva spesso che la domenica mattina comparisse un corretto funzionario il quale comunicava che "perdurando la situazione di incertezza normativa" la presenza di ultraleggeri sul campo doveva intendersi come mostra statica....  E qui bisogna ricordare che il compianto Maresciallo Carlo Foi ci permise di volare diversi anni ad Acqui Terme (AL), assumendo su di se responsabilità e rischi inconcepibili per un burocrate. Prima d'allora facevamo base su greti di fiumi, discariche, cantieri abbandonati, strade in costruzione, disputando con zingari e ruspisti. C'era però un luogo incantato: era sulla riva sinistra del torrente  Scrivia, nei pressi di Villavernia. L'avevamo scoperto dall'alto. Solo in volo si sarebbe potuta osservare questa ansa del fiume e la stradina che la collegava al resto del mondo. I proprietari del terreno erano due simpatici giovani, sposati da poco, che vivevano in una bella casa colonica con un gran cortile interno. Noi disponevamo di un campo lungo e stretto che era stato dismesso perché troppo ghiaioso. Attorno però c'era molta vegetazione ed il fiume scorreva nelle vicinanze. Era bello, il sabato sera, cenare intorno al fuoco e dormire in tenda. Poi gradualmente questo periodo avventuroso terminò: io ero diventato istruttore ed entrai a far parte della società che poi realizzò l'aviosuperficie di Francavilla Bisio (AL). Da nomade divenni stanziale e la consuetudine con Paolo un poco si allentò.
Una scuola comporta inevitabilmente una continua opera di manutenzione. Paolo sapeva riparare qualunque danneggiamento e risolvere qualunque inconveniente. L'officina sotto casa era fornita di ogni attrezzo, se ne occorreva uno speciale Paolo era in grado di costruirlo. Era andato a lavorare giovanissimo all'Ansaldo, (ora si chiamerebbe lavoro minorile e sarebbe un reato) ma all'epoca funzionava così: un operaio anziano ed esperto si prendeva cura di un apprendista e gli insegnava  trucchi del mestiere. I metodi di insegnamento però erano spietati: i novizi diventavano vittime di scherzi feroci, che oggi farebbero inorridire. Paolo ha imparato in fretta: era dotato di una superba manualità ed aveva una capacità incredibile di giudicare la funzionalità e la resistenza di un meccanismo. C'è un episodio, ai limiti della credibilità, del quale sono stato testimone. Eravamo a Mezzana Bigli (PV), sul campo di volo di Nando Groppo. Era stato appena montato un ultraleggero tubi-tela, biposto affiancato, ala alta ed elica traente. Lo commercializzava la Zodiac, la famosa ditta francese di battelli pneumatici. Durante una pausa, Paolo fece uno dei suoi giri di controllo attorno al mezzo. Non gli sfuggiva nulla. Si soffermò alla base del timone verticale e mi mostrò i leveraggi che tramite cavi, erano collegati alla pedaliera. "Questi sono troppo deboli" mi disse. Dopo un po' ricomparvero i due piloti e partirono per un volo di prova. Ci occupammo di altre faccende fino a quando la nostra attenzione fu attratta dallo stesso ultraleggero che rientrava al campo imbardando vistosamente. Riuscì ad atterrare senza danni e si avvicinò lentamente al piazzale. I due occupanti scesero e si misero a gesticolare attorno alla coda del mezzo: si era spezzato uno dei due tubicini del timone di direzione...
La mia amicizia con Paolo Rossi è indissolubile, voglio immaginarlo insieme ad Armando Pesaresi a costruire il Pipistrone 7, quello perfetto, definitivo, dove è stato eliminato tutto il superfluo, l'energia proviene dall'universo e l'autonomia è illimitata.
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(*) Altro ancora ci sarebbe da scrivere sull'intensa vita vissuta da uno come Paolo Rossi, prima, durante e dopo la bella ‘finestra storica’ sul volo libero aperta da Renato…
Altrettanto e di più si potrebbe scrivere e raccontare di quel fenomeno che è l'autore della memoria… Ma il web già dice qualcosa, anche per sua mano (video di Aldo Barbieri, Jester)...

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