sabato 28 giugno 2008

Europe 2020: bollettino n° 26 del 15 giugno 2008

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Finalmente mi sono deciso a fare l'abbonamento annuale. Con molto interesse, ho così potuto leggere la versione integrale del report n°26 del corrente mese di giugno 2008 (l'ultimo ad oggi emesso) nonché i 6 precedenti cortesemente messi a disposizione dalla (davvero notevole) Organizzazione di Europe 2020.
La loro analisi è rigorosa e professionale, quindi un importante punto di riferimento per ogni personale valutazione e decisione sul da farsi per non finire completamente annientati dai prossimi eventi economico-finanziari che si preannunciano dirompenti.
Ma qualche pulce, a caldo, mi sento di fargliela. In altre parole, non sono del tutto convinto di quello che scrivono. Non tanto, ad esempio, sulle previsioni per il settore immobiliare, quanto, ad esempio, sulla selezione tra Paesi&Monete&Investimenti da evitare e Paesi&Monete&Investimenti da considerare a minor rischio (e quindi da prendere in considerazione):
1) Non mi pare si possa buttare a mare una realtà come gli USA: passi temere il peggio per la loro finanza, ma non si può ignorare che resta la prima potenza industriale al mondo, prima in ricerca avanzata, prima in tecnologia e, non meno importante, prima nelle produzioni agricole fondamentali (come i cereali). Ci sarà pur qualcosa a cui attribuire ancora un qualche valore su quello che è un mezzo continente. Lo stesso dollaro, pur malconcio, non è forse il riferimento in base al quale oggi viene stimato il deprezzamento dei loro immobili? Possibile che l'unica soluzione sia disfarsene senza poterne fare niente, nemmeno sul suolo americano?
2) Idem dicasi per il Regno Unito e la Sterlina ...
3) Guardiamo il diagramma a torta che riportano e che riproduce la ripartizione del debito USA in base ai soggetti creditori: 28% al Giappone, 19% alla Cina. Come ritenere lo Yen e il Yuan al riparo dal collasso dell'economia e finanza USA? Come pensare che Giappone e Cina, così come i produttori di petrolio, possano disfarsi dei loro giganteschi depositi e crediti in dollari, che so, cambiando valuta per "rischiare di meno"? Teniamo conto che sono loro che fanno tendenza non la miriade di piccoli investitori che possono avere spostato o intendano spostare le loro risorse finanziarie sulle commodities o, che so, sull'euro o sul dollaro australiano... Su Brasile e Real: come fidarsi di un Paese dove si è ammazzati per 10 $ ?
4) Sulle commodities e sulle divise "rifugio" da loro suggerite: se guardiamo ai grafici dei siti specializzati vediamo che già da tempo c'è forte tensione all'acquisto di quello che loro suggeriscono. Sui metalli preziosi e/o rari: c'è l'impennata per il platino, meno per il palladio (forse preoccupa quel picco tra il 2000 e il 2001?). Cosa succederà alla domanda di queste che sono anche materie prime se l'industria in generale e quella dell'automibile in particolare rallentano pesantemente? Sull'oro, meno male, allertano (bollittino n° 23 del 15 marzo 2008) che il cartello delle banche e governi centrali sono decisi (e lo hanno dimostrato) a contrastarne (fin che potranno) la corsa con immissioni di grosse quantità sul mercato... Poi, sempre sull'oro, chissà quanto ne viene richiesto dai piccoli investitori e quanto ne viene immesso sul mercato da quelle miriadi di soggetti costretti a venderlo perchè già oggi alle prese con problemi economici di sopravvivenza?
(Riflessioni a caldo del 28 giugno 2008)

Secondo semestre 2008: scoppio delle bolle speculative

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Di fronte alla quasi certezza che il disastro si materializzi , pare non si riesca a mettere a fuoco le possibili strategie, o più semplicemente le scelte, che consentano di smorzare il colpo.
Gli analisti di Europe 2020, anche nel bollettino del 15 maggio u.s., forniscono a pagamento (200 € di abbonamento annuale) le loro “raccomandazioni strategiche ed operative per prepararsi allo choc di inizio estate 2008”: forse varrebbe la pena di andare a vedere cosa dicono ma io personalmente non l’ho ancora fatto (e dire che di soldi se ne buttano anche per meno…).

Si potrebbe tentare una graduatoria di livello di rischio, da affinare al meglio, ibrida, ossia funzione di tutte le possibili variabili eterogenee (o parametri che dir si voglia) che la possono influenzare:
1) Rischio derivati: diretto e totale per chi li detiene, indiretto e minore (di quanto?) per chi ha l’investimento “sicuro” in banca, alla Posta, in immobili o altro ancora);
2) Rischio Paese: qui l’Italia è messa malissimo, da cui elevato rischio anche per BOT, CCT, Buoni Fruttiferi, ecc. Nel ’29 l’impatto della crisi economica, è stato meno “avvertito” nei paesi economicamente più arretrati; oggi, con la globalizzazione e con l’impennata mondiale del costo dei prodotti agricoli, essenzialmente dovuta alla speculazione sugli stessi e sul petrolio, pare non sia la stessa cosa…
3) Rischio banca di riferimento per ciascuno: qui pare non si salvino nemmeno gli svizzeri (vedi UBS, già sull’orlo del collasso, con salvataggio da parte dei fondi sovrani);
4) Rischio effetto domino, vista l’interdipendenza tra gli istituti finanziari di tutto il mondo;
5) Rischio cartamoneta, dollaro o euro che sia;
6) Rischio immobili, in relazione alla implosione della bolla;
7) Rischio “coldiretti”: chi coltiva la terra, già ora, non riesce a vendere a prezzo remunerativo quel che produce (vedi latte, ma vale un po’ per tutto). Avrebbe un senso produrre solo quello che uno consuma, ma quando mai riuscirebbe a farsi autonomamente tutto (dalla farina allo zucchero passando per la carne, gli ortaggi e la frutta tutto l’anno, il latte e quant’altro serve per una decente alimentazione?); per non parlare delle orde di predoni che si potrebbero scatenare se le generali condizioni di vita dovessero degenerare…;
8) Rischio … chi più ne ha più ne metta….

Alla fine, bene o male, una graduatoria ibrida e strampalata magari affinabile, salterebbe fuori, alla quale riferirsi per una scelta, un minimo razionale e ponderata, su dove e come investire quello che uno ha per non perdere tutto … Mah!!! Qui mi fermo perché è dura andare oltre e, forse, non c’è manco più il tempo.

(Riflessioni dell'8 giugno 2008)

Euro: cartamoneta di serie A e di serie B ?

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Poveri illusi, certi tedeschi, se credono di cavarsela cernendo gli euro “buoni” (quelli con la X) da quelli “fasulli” (con la S o con la V) (*) .
La crisi viene da ben altri livelli di emissioni che non la cartamoneta. Viene da tutti quei derivati ed altri prodotti finanziari spazzatura che, per effetto leva o altri motivi, danno luogo ad un ammontare globale da far impallidire quello di tutta la cartamoneta emessa dall’insieme degli Stati dell’unione monetaria europea, a prescindere dalla Zecca di origine, peraltro sotto il controllo della BCE. Altro che parità aurea già irrimediabilmente persa con la cartamoneta!
Tutto quel trash non è marchiato “Uva Italia” o “Albaricoques España”…
Farebbero meglio a sperare di non trovarsi un giorno, dovendo ritirare euro, a sbattere il naso contro le saracinesche delle loro banche o i bancomat disattivati perché, in tal caso, niente euro, né marchiati X né S o, nel migliore dei casi, solo contingentati…
(Riflessioni del 15 giugno 2008)

(*) Da un articolo di stampa ripreso su diversi giornali online.
La prima lettera di serie della banconota identifica lo Stato di emissione: X=Germania; S=Italia; V=Spagna, ecc.

giovedì 5 giugno 2008

Europe 2020

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Gli analisti di Europe 2020, nel loro report del 16 maggio 2008, sono categorici: gli apprendisti stregoni, manipolatori della Finanza globale, saranno costretti a gettare la spugna fra qualche settimana (giugno-luglio prossimi) quando svanirà sotto gli occhi di tutti il miraggio di una crisi controllabile e controllata. Risultato atteso nel brevissimo termine: altro e più drammatico tracollo della finanza e dell’economia globale.
Un Grazie agli Esperti di Europe 2020 per la loro professionalità e la loro capacità di previsione.
Dagli apprendisti stregoni: Buone Vacanze a tutti!