lunedì 6 aprile 2009

A.A.A. Sisma cercasi... di prevedere

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Forse sarebbe bastata una sorveglianza attiva continua sulle 24 ore (e non solo di passiva e mera registrazione strumentale dei dati) presso le locali stazioni di rilevamento dell'attività sismica (Gran Sasso in primis) per prevedere, con un sia pure minimo anticipo, l'evento catastrofico verificatosi.
Un pò come per uno tsunami, essere in condizione di far scattare l'allarme anche con pochi minuti di anticipo può essere una questione di vita piuttosto che di morte per la popolazione.
Comunque poi vada, meglio una o più notti passate all'aperto che morire sorpresi nel sonno, intrappolati nelle case che crollano.
E' evidente che ciò presuppone una efficace (capillare) ed efficiente rete di diffusione in tempo reale dell'allarme e di gestione della conseguente emergenza, tutta roba che in Italia non esiste, nemmeno sulla carta. Qualcuno dirà: troppo complicato da mettere in pratica... (Vesuvio docet).
Gianpaolo Giuliani, sismologo per esperienza e per passione, oltretutto direttamente coinvolto in quanto residente nell'area colpita dal sisma, pare fosse allertato dai suoi strumenti anche nelle ore che hanno preceduto l'evento e afferma di essersi reso conto di una crescente e allarmante attività sismica. Ma la sua, conclude amaramente, era una condizione di totale impotenza e di isolamento. Come avrebbe potuto avvertire la gente? Se anche avesse in qualche modo potuto, con quale coraggio lo avrebbe fatto e con quale risultato, visto che già pendeva una denuncia di procurato allarme a suo carico?
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