lunedì 28 dicembre 2009

Le banche dell'Euro

Previsioni che non collimano
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A certi bilanci disastrati non si pone rimedio dall'oggi al domani. Nessun banchiere ha la bacchetta magica. In compenso, molti di loro hanno il "dono" dell'omertà, nel senso che nascondono al pubblico dominio le notizie e i dati di bilancio pericolosamente negativi...
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Il contenuto di certi post di ieri, purtroppo, non è acqua passata...:
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La conferma che certe situazioni finanziarie fallimentari si mantengono tali viene da un articolo del 21 dicembre scorso, pubblicato su Il Sussidiario.net, a firma del giornalista Mauro Bottarelli:

http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2009/12/21/FINANZA-La-nuova-crisi-partira-dalla-Germania/57145/

E' evidente, poi, che le sorti dell'Euro dipendono primariamente dalle sorti delle banche europee "del nocciolo duro" (o di quello che un tempo era tale), non proprio soltanto dalla BCE...

Un giudizio soft sull'Eurozona viene invece dagli analisti di Europe 2020 nell'ultimo Bollettino N° 40 del 15 dicembre scorso:
http://www.leap2020.eu/GEAB-N-40-est-disponible-Printemps-2010-Nouveau-point-d-inflexion-de-la-crise-systemique-globale-Quand-le-noeud-coulant_a4083.html

Gli analisti si limitano ad aggiungere la Germania (e la Francia) alla lista dei Paesi dell'Eurozona che notoriamente presentano una finanza pubblica in crisi ("Club Med", Irlanda, ecc.), ma niente di più. A loro giudizio, è talmente grave il disastro finanziario negli USA e nel Regno Unito che l'Europa dell'Euro, per messa male che sia, è pur sempre messa meglio...

Giudicare l'Eurozona prendendo a riferimentro chi sta peggio potrebbe essere riduttivo e far perdere di vista il fatto che anche l'Europa finanziaria dell'Euro non sta in un porto sicuro ma viaggia alla deriva...

P.S. Un post a parte meriterebbe il fatto che gli analisti di Europe 2020, nello stesso Bollettino, non citano l'Italia tra i Paesi finanziariamente disastrati. Dal grafico "Debt to GDP", ove non compare l'Italia tra gli 11 Paesi messi peggio, si dovrebbe intendere che "ci salviamo" per via del basso Debito Privato. Ma potrebbe anche voler dire che, oltre confine, ritengono di poter "compensare", per quanto possibile, il gigantesco debito pubblico italiano con il risparmio privato interno. Gran brutto algoritmo...

domenica 27 dicembre 2009

Italia: crolla la produzione industriale...

... al livello di oltre vent'anni fa


Un crollo incredibile.
Questa è un'altra notizia di quelle che dovrebbero togliere il sonno a più d'uno sui ponti di comando, per almeno due ragioni:
1) per via della fonte d'informazione (che si presume non abbia sbagliato né manipolato i dati);
2) perchè, purtroppo, non si è ancora toccato il fondo...
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Il grafico qui a fianco non è aggiornato

sabato 26 dicembre 2009

Marchionne: i numeri di un top manager


Che cosa colpisce della sua strategia annunciata?
Almeno due punti:

1) Non costruire più automobili nello stabilimento di Termini Imerese dal 2011, che è come dire chiuderne i battenti.

2) Sfondare con la Nuova 500 negli USA, quindi realizzare ex-novo uno stabilimento di produzione nel vicino Messico.

Ma serve il cervello di un grande manager per chiudere una fabbrica in tempi di crisi ? Certamente no: basta e avanza una mezza cartuccia di manager con pelo sullo stomaco e pochi scrupoli...
Un vero grande manager, semmai, è quello che, in tempi di crisi, sfodera i numeri per tenerla in funzione rendendola competitiva...
Ma non è che la scarsa competitività di Termini dipenda anche dal modello di auto lì fabbricato che non tira più sul mercato? Se così è, perchè scaricare le colpe e il danno sulle maestranze se è il management incapace di creare nuovi modelli di auto tali da attrarre la clientela almeno quanto le tedesche e le giapponesi?

I dubbi che Marchionne riesca poi nell'intento di far entrare gli americani in quella che pare loro una scatola per sardine (la Nuova 500, s'intende [*]) sono assai diffusi. Ma forse, almeno per questo suo obiettivo strategico, i numeri di un grande manager stanno proprio nel prevedere quello che alla gente normale pare impresa impossibile...

Certo è che, di grandi manager preconfezionati, il mercato abbonda...
Che Marchionne sia della serie?
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(13 febbraio 2011)
[*] definita "una sub-compatta" nell'articolo del Wall Street Journal dal titolo 'Boss Sweats Details of Chrysler Revival' del 31 gennaio 2011, richiamato e tradotto nel post http://porcilesilvano.blogspot.com/2011/01/le-marchionnate-hanno-le-gambe-corte.html
Forse è un'espressione in uso negli USA. Personalmente non l'avevo mai sentita prima.
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giovedì 24 dicembre 2009

L'insolvenza si diffonde tra le imprese

Purtroppo, non c'è spazio per l'ottimismo...

Wikipedia recita:
"Si definisce stato di insolvenza quella situazione in cui il debitore non riesce ad ottemperare con "regolarità" alle obbligazioni sociali. È opportuno specificare cosa si intenda per regolarità. Con questa definizione si intende l'utilizzo del denaro o dei titoli di credito come strumenti finanziari dell'imprenditore. Pertanto anche quando quest'ultimo sia in gravi difficoltà economiche, ma le banche continuano a fargli credito non potrà essere considerato insolvente. Viceversa un imprenditore che ottemperi alle obbligazioni sociali vendendo i gioielli di famiglia è considerato insolvente, in quanto tali beni non fanno parte del patrimonio sociale."

L'insolvenza è uno stato differente e ben più grave rispetto alla temporanea crisi di liquidità in quando quest'ultima può verificarsi in presenza di una solida e rassicurante situazione patrimoniale aziendale...
Lo stato di insolvenza per un'impresa è quasi sempre irreversibile e, quando formalmente riconosciuto, fatalmente degenera nel fallimento.
In un contesto economico normale, le insolvenze e i fallimenti sono fenomeni fisiologici e dolorosi ma dalle conseguenze pur sempre circoscritte.
In un contesto di crisi come quello attuale, il rischio che l'insolvenza inneschi un effetto domino è molto elevato, anzi è esattamente quello che si sta già verificando in misura sempre più accentuata.

Segnali preoccupanti arrivano da tutti i comparti: agricolo, industriale, terziario. Un esempio eclatante arriva dall'autotrasporto, anello di congiunzione di tutti i settori produttivi: imprese, anche storiche, stanno operando senza nemmeno riuscire a coprire i costi. Gli utili poi sono acqua passata. Debiti non onorati e tagli agli stipendi e agli organici sono ormai all'ordine del giorno. Una situazione che, purtroppo, non può reggere ancora per molto.
Ma il flagello dell'insolvenza non riguarda solo il mondo delle imprese. Strati sempre più vasti della popolazione sono trascinati dentro questo vortice che, ampliandosi incessantemente, insidia e trascina verso il basso anche quella che una volta era la classe media.
L'incessante drenaggio delle risorse economiche dalle tasche dei più a quelle di una ristretta élite di "privilegiati" è sotto gli occhi di tutti...
Non si tratta di essere ottimisti o pessimisti, ma di riconoscere gli accadimenti.

Solo qualche pseudo-imprenditore che opera "in regime protetto" può permettersi certe affermazioni...
Né può essere un business a base di regalini di Natale ad invertire il trend...
Anzi, non tanto per le imprese, quanto per il mondo dei consumatori finali, più questi ultimi sono indiscriminatamente sollecitati dall'alto a spendere (comprando ovviamente anche a credito), più la crisi da insolvenza tra le masse e il conseguente effetto domino si accentuano.

Al di là degli Auguri proprio non si va...
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Gli analisti di Europe 2020, già nel Bollettino N° 31 del gennaio scorso (quasi un anno fa), avevano previsto l'irruzione dell'insolvenza sullo scenario della crisi globale: crisi di solvibilità non crisi di liquidità, avevano spiegato...
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venerdì 18 dicembre 2009

FDIC: Failed Bank List - Update: 18 December 2009

Fallimento banche USA: aggiornamento del 18 dicembre 2009
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http://www.fdic.gov/bank/individual/failed/banklist.html
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Ten more banks were closed and added to the list over the last 2 weeks:
> three on Friday 11th December, in Florida, Arizona and Kansas;
> seven on Friday 18th December, in Georgia, Florida, Michigan, Alabama, Illinois and California.
On 18th December 2009, the total number of failed banks since the beginning of 2009 is 140.
As regards the two Californian banks closed on last Friday, Los Angeles Times details:
http://www.latimes.com/business/la-fi-bank-failures19-2009dec19,0,7142345.story?track=rss
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140 banche dichiarate fallite e chiuse dal 1° gennaio di quest’anno ad oggi (18 dicembre) dall’Agenzia Federale FDIC, di cui 10 nel corso delle ultime 2 settimane, in diversi Stati dell’Unione, come sopra dettagliato.
Marketwatch relaziona sulle ultime sette banche fallite al 1° link sopra riportato.
Maggiori dettagli sulle 2 banche chiuse quest'ultimo venerdì in California sono riportati sull'articolo del Los Angeles Times (2° link). Si tratta della First Federal Bank of California e della Imperial Capital Bank. Entrambe, in crisi finanziaria irreversibile a causa delle insolvenze sui mutui concessi nel settore immobiliare (residenziale e commerciale), sono state rilevate da altre due banche, con il supporto finanziario dell'Agenzia FDIC.
La First Federal Bank, in particolare, era stata fondata 80 anni fa, disponeva di 39 agenzie ed è stata assorbita dalla OneWest Bank. Quest'ultima era stata "creata" all'inizio di quest'anno dalle ceneri della collassata IndyMac Bank", recita il LATimes...
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Un commento, giusto per non finire assuefatti da un susseguirsi di fallimenti (o chiusure che dir si voglia) al ritmo di 5 la settimana, come si sta verificando in quest'ultimo periodo, "fenomeno" tanto anomalo quanto inquetante per la sua possibile evoluzione.
Punte emergenti di un iceberg sommerso che è il mondo delle banche, con un effetto domino in atto: un fardello a carico degli Enti Federali preposti e quindi della collettività, sempre più difficile da sopportare. Costi stratosferici che pesano su bilanci pubblici dissestati: casse vuote e indebitamento ormai fuori controllo...
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domenica 13 dicembre 2009

Crisi: tutto secondo copione

Ma non è una fiction TV...


Dal bollettino GEAB N° 31 del 15 gennaio 2009 a cura di EUROPE 2020:
"L'instabilité sociale
Récession globale oblige, l'instabilité sociale va être un phénomène global également en 2009. Les régimes autoritaires comme les démocraties, les pays riches comme les pays pauvres, tout le monde va y être confronté…
(omissis). Les Etats-Unis comme le Royaume-Uni doivent s'attendre en 2009 à de violentes éruptions sociales devant les pertes massives d'emplois et l'absence de filet social suffisant et/ou l'inefficacité de ce dernier. Les pays, comme la France, qui continuent à pratiquer une politique de privatisation et de déconstruction sociale, à la mode d' « avant la crise », vont rencontrer des problèmes du même type. Et bien entendu dans une grande quantité de pays, les émeutes de la pauvreté et de la faim vont se multiplier".

Per chi predilige le analisi ultra sintetiche, c’è il vecchio (ma più che mai attuale) adagio di universale validità: "Chi semina vento raccoglie tempesta" (citato da Emilio Fede nel TG4 delle ore 19 del 13 dicembre 2009, a proposito del ferimento di Silvio al volto).
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Aggiornamento del 9 gennaio 2010:
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7-8 gennaio 2010
Rivolta dei paria neri a Rosarno (RC)
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(Foto Repubblica.it, Il Secolo XIX e APCom)









venerdì 11 dicembre 2009

Sensibile calo delle entrate fiscali

Nei primi 10 mesi del 2009
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(English version not available at the moment)
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"Fisco, entrate primi 10 mesi -3,4% su 2008, Iva -8,7%" titola e spiega nel testo in seguente articolo Reuters:

mercoledì 9 dicembre 2009

The Euro subzone

The Club Med (Open) List:

Italy, Spain, Greece,...





Other larger Euro subzones are identified as well:

- PIGS (Portugal, Italy, Greece, Spain); http://www.elliottwave.com/freeupdates/archives/2009/12/08/Portugal-Italy-Greece-Spain-PIGS-Cracks-in-the-European-Union.aspx

- PIGSI (the above ones + Ireland).

But further EU members beyond the Eurozone must be added to the list as “applicants" for the financial disaster (UK is the most significant one).

U.S. Foreclosures to Reach 3.9 Million in Second Record Year

2009: Anno Record di pignoramenti immobiliari negli USA
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http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601103&sid=a6aLuu9zxbcM

Here are the firt lines of Bloomberg's article:
"Foreclosure filings in the U.S. will reach a record for the second consecutive year with 3.9 million notices sent to homeowners in default, RealtyTrac Inc. said.
This year’s filings will surpass 2008’s total of 3.2 million as record unemployment and price erosion batter the housing market, the Irvine, California-based company said.
“We are a long way from a recovery,” John Quigley, economics professor at the University of California, Berkeley, said in an interview. “You can’t start to see improvement in the housing market until after unemployment peaks.” ....
Click on the above link for the whole article.

domenica 6 dicembre 2009

Kuwait sells Citigroup stake / Il Kuwait smobilita in Citigroup


> http://www.google.com/hostednews/ap/article/ALeqM5ijQU0-6jwbZ8_pyFiUDSDiU6moHQD9CDSAFG0
> http://www.nytimes.com/2009/12/07/business/global/07bank.html?_r=1
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Need for cash? Dubai effect? A mere speculative transaction finalized to get profit?
But what a profit!
Citigroup is among the so called “too big to fail” banks which benefited of large public capital injections by the FED.
The news about Kuwait’s decision, partly explain where those large public capitals end up their tour: in the best hypothesis, they are turned into some 37% annual interest rate to be paid on private large capitals…
“Other sovereign wealth funds — including those backed by the governments of Singapore, Qatar and Abu Dhabi — have also recently cashed out stakes in foreign banks for comparably large gains” the NYTimes article reports...
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Bisogno di liquidità? Effetto Dubai? Semplice operazione speculativa a fini di lucro?
E che lucro!
Un esempio, alla luce del sole, di come e dove finiscono gli enormi capitali pubblici iniettati dalla Federal Reserve e da altre banche centrali, a salvataggio dei grandi istituti finanziari come Citigroup, "troppo grandi per essere lasciati fallire": forse nel migliore dei casi, servono a pagare tassi annui d'interesse del 37%, tali da far impallidire l'usura...
Questo bell'esempio non è isolato: analoghe operazioni di smobilitazione di partecipazioni azionarie in banche estere, con analoghi, stratosferici "ritorni degli investimenti", sono state recentemente fatte dai fondi sovrani di Singapore, Qatar e Abu Dhabi (come riporta l'articolo su The New York Times, 2° link sopra)...
Qualche scossone sui mercati dovrà pur esserci. O no?
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P.S. Il fondo sovrano del Kuwait aveva sottoscritto azioni privilegiate Citigroup per 3 miliardi di $ nel gennaio 2008 (quando l'azione ordinaria era quotata 25 $); aveva recentemente concordato la conversione delle stesse in azioni ordinarie, le quali sono attualmente quotate 4 $ circa: da questi pochi elementi, indicati nello stesso articolo del NYTimes, non appaiono chiari i presupposti della speculazione...
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La Giustizia italiana...

... non convince tutti

Negli USA è oggetto di attenzione per il processo indiziario di Perugia:
>http://www.nytimes.com/2009/12/06/world/europe/06perugia.html
>http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/p/mondo/2009/12/12/AMzflACD-amanda_preston_accuse.shtml

In Italia...
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... la deposizione di Gaspare Spatuzza in tribunale a Torino, non supportata da solidi riscontri, per di più trasmessa in mondovisione, fa pensare ad un reality a puntate più che a un processo, anche se così non è...

Siamo in tempi di crisi: anche il Terzo Potere ne patisce gli effetti?
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Aggiornamento dell'11 dicembre 2009: Filippo Graviano smentisce Spatuzza...
Si aggiunge un nuovo e importante elemento oggettivo: uno dei due ha detto la verità, l'altro ha mentito.
Non dovrebbe essere complicato per i magistrati venirne a capo.
Chi non ricorda il "faccia a faccia" tra don Masino Buscetta e Pippo Calò?
Già, perchè, in mancanza di riscontri alle affermazioni dell'uno o dell'altro, anche da un faccia a faccia si può capire chi mente e chi no...
Il faccia a faccia sì che andrebbe trasmesso in mondovisione…
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venerdì 4 dicembre 2009

FDIC: Failed Bank List - Update: 4 December 2009

http://www.fdic.gov/bank/individual/failed/banklist.html
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Fifteen more banks were closed and added to the list over the latest 30 days:
> five on Friday 6th November, in Georgia, Michigan, Minnesota, Missouri and California;
> four from 13th to 20th November, in Florida and California;
> six on Friday 4th December, in Georgia, Ohio, Illinois and Virginia.
On 4th December 2009, the total number of failed banks since the beginning of 2009 is 130.
Marketwatch reports on the latest six ones as follows:
http://www.marketwatch.com/story/amtrust-bank-puts-2-billion-dent-in-fdic-fund-2009-12-04
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130 banche dichiarate fallite e chiuse dal 1° gennaio di quest’anno ad oggi (4 dicembre) dall’Agenzia Federale FDIC, di cui 15 nel corso dell’ultimo mese in diversi Stati dell’Unione, come sopra dettagliato.
Marketwatch relaziona sulle ultime sei banche fallite al link sopra riportato.
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giovedì 3 dicembre 2009

USA: i consumi non tirano...

... nemmeno nel Thanksgiving weekend (*)

Molto inferiori alle aspettative le vendite al dettaglio nel mese di novembre negli USA...
http://www.reuters.com/article/newsOne/idUSTRE5B22I120091203 http://www.google.com/hostednews/ap/article/ALeqM5jEUOBuLQexhEw6Sbb1sU7mSLR6iAD9CBRVD80
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2009/12/03/AR2009120303281.html?hpid=moreheadlines

Ma anche le previsioni per dicembre non sembrano buone:
"Gli analisti hanno avvertito i commercianti di non aspettarsi che dicembre salvi la stagione, poichè le restrizioni sul credito e l'elevata disoccupazione affievoliscono le speranze di una ripresa dei consumi", si legge nell'articolo Reuters.
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(*) Thanksgiving Day, Giorno del Ringraziamento, celebrato negli USA il 4° giovedì di novembre (quest'anno è stato il 26), seguito dal Black Friday, tradizionalmente dedicato agli acquisti. E' questo il lungo weekend che segna l’inizio della stagione dello shopping natalizio negli USA, "key holiday" indicativa del trend delle vendite nell'intero periodo.
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