martedì 16 settembre 2008

Crisis beyond the large financial companies / Crisi ben oltre le grandi società finanziarie

(English version is being prepared)
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Quello che mi sorprende è quanto accade al di là dei puri istituti finanziari (forse sarebbe più corretto dire impuri). Per intenderci oltre Lehman Brothers, Merril Lynch, Citigroup, AIG, Goldman Sachs, Morgan Stanley, UBS, ecc., ecc. (il cui recente o annunciato collasso già basta e avanza per provocare una crisi sistemica dagli effetti e scenari mai pensati né tanto meno vissuti prima d’ora).
In questi giorni mi ha colpito l’andamento pesantemente negativo di General Electric, primaria multinazionale attiva a livello mondiale nei settori energetico e industriale (si potrebbe dire ben di più ma il nome è per tutti una formidabile sintesi della realtà che rappresenta per cui non occorre aggiungere altro).
Il relativo grafico presenta un andamento simile a quello di certe finanziarie sopra menzionate (ovviamente non quelle già defunte e forse nemmeno quelle messe peggio…), con perdite di valore del titolo secche anche dell’ordine del 10% in una sola giornata.
Oggi stesso (16 settembre 2008), all’apertura di Wall Street, perdeva di botto un altro 10% per poi recuperare l’intera %ale, come gli altri titoli finanziari critici, nel giro di poco. Si è ben capito (e poi avuto conferma) dell’intervento delle solite mani forti (forti per quanto ancora?).
Non comprendendo la ragione di un tale andamento, ho cercato risposte e mi sono imbattuto nella seguente spiegazione a commento della giornata borsistica del 15 settembre a Wall Street (fonte Websim):
Ha ceduto parecchio terreno anche General Electric (-8%): il conglomerato, presente in decine di settori industriali, ha diversificato negli ultimi anni nel segmento della finanza e si temono contraccolpi
Conferma di ciò si ha anche da altre fonti (ad esempio www.marketwatch.com).
Ogni commento appare superfluo.
C’è solo da chiedersi fin dove sprofonderemo con quello che è stato un folle dilagare della finanza demente e con l’inevitabile dirompente effetto domino che ne deriverà…
Tanto per non parlare solo di entità come GE (solo apparentemente) a noi lontane, si nota un andamento stranamente simile anche per taluni titoli del comparto energetico/utilities quotati a Milano…
(Riflessioni del 16 settembre 2008 - ore 21.50)

mercoledì 10 settembre 2008

The economic crisis does not exist according to the Italian Tax Administration / Per la legge fiscale italiana la crisi economica non esiste

(English version below)
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Aumentano le sofferenze anche nel mondo del lavoro autonomo, in difficoltà per via della crisi economica crescente. La difficoltà, per molti artigiani e commercianti, è duplice: non solo devono ingoiare il rospo della contrazione del loro volume di affari e quindi dei loro redditi ma devono sudare sette camicie per dimostrarlo (ammesso che ci riescano) all’Agenzia delle Entrate.
Ci sono di mezzo i famigerati “Studi di settore”. Sta di fatto che, per coloro che non intendono riconoscere all’Erario niente di più del dovuto, si prospetta la strada incerta del ricorso. Ma il ricorso non li solleva dalla preventiva anticipazione di una quota rilevante (pari al 50%) di extra-imposta che, secondo specifiche ed oggettive valutazioni, non è dovuta…
Siccome il riferimento non è a tutta quella gente che gira col SUV da 50000 € o con il super-yacht ma a cittadini che guadagnano da vivere per sé e famiglia, con una media cilindrata al massimo (spesso strumento di lavoro) e nemmeno un gozzo a mare, c’è il rischio reale che ciò produca un incrudimento e un'accelerazione della crisi. Un po’ come spremere le galline perché facciano più uova o, come taluno dice estremizzando, sparare sulla Croce Rossa per… velocizzare le operazioni di soccorso…
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Troubles are increasing also through the self-employment world, due to the rising economic crisis. Many craftsmen and traders have a double difficulty: as they must support decreasing business and income, they also have a hard job to demonstrate it to the Tax Office. This depends on the notorious “Sector Studies” which give an “a priori” minimum tax value to be paid. As a result, those people who are determined to pay the due amount and nothing more, must apply for a claim: quite an uncertain and long way which doesn’t relieve them of the duty to pay in advance a 50% of the extra-tax (which is not due according to specific computations).
No reference to those people who drive expensive SUV or those who sail super-yachts. Middle class citizens are involved. People who make their living, who drive ordinary cars (often functional to their job), with no boat to sail. So, a real risk to worsen the crisis is induced. Something like squeezing hens to get more eggs or, as someone says, shooting at the Red Cross…to speed up the rescue mission…
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lunedì 1 settembre 2008

Europe 2020 & Gran Casinò II - Europe 2020 & Grand Casino II

(English version below)
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Rileggendo più attentamente il bollettino n° 26 (l'ultimo, in attesa del prossimo di metà settembre), mi pare di recepire due ulteriori concetti:
1) Gli Analisti di Europe 2020 sono coscienti che l’aumento dei tassi USA, da loro ritenuto necessario per salvare il $, provocherebbe una serie di eventi drammatici: l’arresto in poche settimane dell’economia reale e finanziaria americana, il crollo del mercato immobiliare con impennata degli interessi sui mutui a tasso variabile, un decremento dei consumi, la crescita esponenziale dei fallimenti di imprese, il collasso di Wall Street sotto il peso dei debiti e dell’implosione del mercato dei CDS…;
2) Proprio per la gravità delle conseguenze che ne deriverebbero, probabilmente (nella versione in inglese) / senza alcun dubbio (nella versione in francese del bollettino) inaccettabili per le autorità americane, gli Analisti di Europe 2020 ritengono che le stesse autorità non faranno niente…

La partita appare più che mai aperta e… fluida…

(Riflessioni del 31 agosto 2008)

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I have read the GEAB n° 26 (the latest available) again and caught two further concepts:
1) Europe 2020 Analysts are aware that a significant rise in the US interest rates, which they consider compulsory to rescue the $, would induce a set of dramatic events: the US economy (both real and financial) would stop dead a few weeks after; the real estate market would fall to zero by lack of affordable credit and as a result of soaring interests on adjustable rate mortgage loans; consumption would become negative, corporate failures would multiply exponentially, Wall Street would collapse under the burden of innumerable debts and the implosion of the CDS market…;
2) Due to these extremely serious consequences, probably (English version) / without any doubt (French version of the bulletin) unacceptable by the US Authorities, in the Analysts’opinion, they won’t be able to do anything (English version) / they will do nothing (French version)…
The game is going on …in a quite fluid evolution …

mercoledì 27 agosto 2008

Alitalia and the Monopolists'Club / L'Alitalia e il Club dei Monopolisti

(English version below)
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Monopolisti nei più disparati settori: bancario, autostrade, distribuzione carburanti per autotrazione, telefonia di ieri e di oggi, ecc.
Monopolisti non per Grazia ricevuta ma per precisa e interessata volontà politica, e per niente in linea con la normativa nazionale e comunitaria…
Sintetica riflessione al riguardo: anche i cani saprebbero cavar fuori profitto (ma sarebbe più appropriato dire spolpare e mangiare) in regime di concorrenza soppressa …
Ora sono chiamati a “gestire” la “Nuova Alitalia”... Lo hanno battezzato “Piano Fenice”…
Stiamo a vedere che ci combinano con i loro amici politici, di ieri e di oggi.
(Riflessioni del 27 agosto 2008)
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They are top managers in disparate sectors: banks, pay-toll highways, fuel distribution, telephony, etc.
Each of them operates in a monopolistic context, not by the Grace of God but thanks to definite political wills, in spite of both national and European laws.
Quick remark: even a dog could be able to “take profit” by bleeding its customers/victims in such an exclusive condition…
Now they are called to manage "New Alitalia". The business plan has been named “Phoenix”. They will show us what they are able to do, with their previous and present political friends.
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lunedì 18 agosto 2008

Europe 2020 & Gran Casinò - Europe 2020 & Grand Casino

(English version below)
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Il recupero in atto del $ sull’€ (e altre cartamonete) potrebbe avere una qualche spiegazione logica (si fa per dire), magari di breve o brevissimo respiro.
Gli Analisti di Europe 2020 (ma non solo loro) prevedono il $ a 1,75 contro l’€ entro la fine di quest’anno. E questo non spiega un bel niente, anzi…
Al tempo stesso considerano fondamentale, per limitare la durata e l’ampiezza della crisi sistemica globale, l’aumento senza indugio dei tassi di interesse negli USA (unitamente ad altre azioni strategiche che suggeriscono alle banche centrali, ai governi e alle istituzioni di controllo). Secondo loro, tutte le pressioni esterne possibili (da parte della BCE, delle banche centrali asiatiche, ecc.) sulla FED dovrebbero essere finalizzate a questo obiettivo, al punto da indurre gli USA a mettere in pratica quella che finora è stata una loro mera e poco convinta espressione d’intenti (circa un $ "forte"...).
Mettiamo, per un momento, che Europe 2020 abbia ragione riguardo alla necessità inderogabile dell’aumento dei tassi USA (personalmente, in questo Gran Casino e in quello che dovrebbe essere un ormai inevitabile tracollo finanziario ed economico con innesco negli USA, non sono in grado di valutare). Mettiamo poi che l’opinione sia condivisa “colà dove si puote ciò che si vuole” e che sia perseguito l’obiettivo. Quale può essere un effetto dell’ipotesi di aumento dei tassi? L’apprezzamento del $, magari ancor prima che i tassi si muovano effettivamente. Ovviamente in contrasto con la previsione di 1,75 ($/€) a fine anno… e in barba al collasso della finanza e dell'economia americana oltre che globale...

Non nascondo che tutto questo puzza troppo di ragionamento, peraltro condito di contraddizioni altrui (o quanto meno tali mi sembrano)….
(Riflessioni del 17 agosto 2008)
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The present US $ recovery against Euro and other currencies could have a logic (!?) motivation.
Europe 2020 Team Analysts (but not only them) foresee a $ “down” to 1.75 against the Euro at the end of current 2008. But this doesn’t explain anything at all, on the contrary …
In the meantime, their advice in order to limit the global systemic crisis both in duration and intensity is the following: the Fed ought to raise significantly the US interest rates with no delay (together with other strategic actions in charge of central banks, governments and control institutions). According to them, all the possible external pressures ought to be done (by the ECB, the Asian Central Banks, etc) in order to induce the Fed to this way, to put into practice some recent declarations about a strong dollar (just beyond the mere and unconvincing declarations).
Let’s suppose that Europe 2020’s analysis is correct (personally, due to this Grand Casino and to the expected financial and economic collapse, I’m not able to evaluate and judge). Then let’s suppose that Europe 2020’s point of view is shared by “those who can what they want”. Then let’s suppose the US interest rates raising becomes their actual target. Which could be a consequence of such a target? The US $ recovery, even before the interest rates have really moved up. Quite clearly in spite of currency expectations for the end of this year (1.75$ =1 €)…
On my part, I can’t pretend such a way of thinking doesn’t smell, seasoned with something which sounds like a contradiction…

giovedì 14 agosto 2008

Al di là della Borsa ... Beyond the Stock Exchange...

(English version not available at the moment)
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Dall'articolo di Maurizio Blondet "Siamo un modello di secolarizzazione" del 14 agosto 2008 (Giornale Online "EFFEDIEFFE"):

"... La nuova religione ha le sue liturgie. Ogni radio ci impone, ogni mezz’ora, la litania dei listini di Borsa, che salgono e scendono... come faceva il canto gregoriano... Nè la nuova religione con spiritualità-zero è più benevola della vecchia e vera, anzi esige i suoi sacrifici umani, sempre più. Ogni anno 4 mila morti in Italia per incidenti stradali, ed anche questo numero è in crescita trionfale, effetto della stupidità generale, della smemoratezza, della fuga dalle «regole» alla ricerca della propria felicità privata, e nessuno fiata. Al più si propongono guard-rail più tosti, non più intelligenza, coscienza e senso della responsabilità, e meno telefonini al volante. Il traffico privato fa 40 mila morti in Europa ogni anno: una guerra. Ma se fosse la guerra, quei morti parrebbero intollerabili, folle di mamme in nero scenderebbero in piazza per fermare l’inutile strage; non si ammette che la patria chieda la vita ai giovani (la patria, come l’onore e la dignità, come la solidarietà di nazione e la gratuità, non sono entità economiche), ma si accetta che la esiga la discoteca, la cocaina, l’auto, la corsa di piacere, la «educazione» impartita dalla pubblicità. I morti in guerra sono un dolore pubblico, un tempo esigevano monumenti in ogni paese, perchè la loro memoria non sparisse dalla coscienza comune; i giovani morti in scontri frontali sono dolori privati, di cui la società non ha bisogno di occuparsi, colpiscono una famiglia qui e una là: ecco un’altra vincente privatizzazione..."
No comment

lunedì 11 agosto 2008

Dominating variable (of the moment) / Variabile dominante (del momento)

(English version below)
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Si stanno susseguendo fasi repentine, con la finanza e l’economia globali manipolate (ma, ahinoi, anche l’economia reale) che appaiono influenzate da variabili dominanti via via diverse. Pare appena interrotta, quanto meno temporaneamente, la fase di crescita incontrollata del costo delle materie prime, petrolio in testa, con innesco di una brutale spirale inflattiva, ed ecco che ora si affacciano gli effetti, di segno contrario, tipici della variabile recessione: cala il prezzo del petrolio rispetto ai massimi (nuovi e vecchi conflitti e tensioni permettendo) e delle altre materie prime, dell’oro e altri metalli preziosi o rari. Recupera il dollaro, con l’euro in affanno anche per via della crisi economica in Europa, più grave del previsto… Unica eccezione: la reazione (rimbalzo, rimbalzino?) delle borse che con la recessione non dovrebbero andare d’accordo…Ma, è risaputo, sbaglia chi crede di assoggettare le borse al "ragionamento razionale" (su questa faccenda gli ingegneri spesso si mettono fuori gioco con le loro stesse mani), specie nei trend di breve e/o speculativi.
Il tutto con buona soddisfazione della speculazione dominante che, saltando da una cavalcatura all’altra, con repentine deviazioni ed inversioni di percorso, lascia al suo seguito una lunga scìa di …polli spennati.
Eppure i fondamentali (d’argilla) economico-finanziari oltre che politici, con le relative proiezioni temporali sono quelli che sono e non possono modificarsi così, da un giorno all’altro…
Forse quello a cui assistiamo, con frequenza quasi settimanale, è un’alternarsi di perturbazioni di secondo ordine rispetto ad una tendenza di fondo che non cambia più di tanto ma che è resa meno visibile dalle più appariscenti oscillazioni di breve periodo…
(Riflessioni del 10 agosto 2008)
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Sudden phases follow one another, with global finance and economy (the real one as well) manipulated and, in the meanwhile, influenced by dominating variables ever-changing, in a quick sequence. The phase of uncontrolled increase of the commodity quotations (oil at the top) inducing a brutal inflationary spiral, seems just interrupted, at least temporarily, and here are the effects of another dominating variable: recession, whose signs are typically opposite: oil quotations turn down from the maximum (until new and old conflicts and tensions allow it). The same happens for other important commodities, gold and other rare and precious metals. The US $ recovers against the other currencies; the € suffers due to the economic crisis which affects Europe, heavier than expected… With one exception: the current stocks reaction (rise or rebound, as you like), as the stocks shouldn’t enjoy recession… But, it is known, people who believe that stocks can be submitted to reasoning are wrong (engineers often put themselves offside…), notably in short term or speculative trends.
Great satisfaction among the dominating speculators: by jumping from a horse to another with sudden detours and U-turns, they leave a long wake of … plucked chickens behind.
And yet, the (clay) fundamentals both economic and financial (other than political) with their projections to the next future are as they are and cannot change in one day…
Perhaps we are watching, at a nearly weekly frequency, a sequence of second order perturbations on the basic long period trend, which doesn’t change significantly but looks less visible because of the flashing oscillations of lower period...
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sabato 12 luglio 2008

Fannie & Freddie: AAA 5000 billion $ wanted… hopelessly - AAA 5 trilioni di $ cercasi… perdutamente

(English version below)
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I due amici americani l’hanno combinata grossa, al punto che sono sull’orlo del fallimento. Non è che non si sapesse, anzi …
Ora le possibilità sono due:
a) La Federal Reserve li salva e va a bagno lei, con un ulteriore crollo del dollaro e conseguente ulteriore impennata del petrolio;
b) Vengono lasciati fallire, con conseguente catena di altri fallimenti e fortissime perdite (banche, finanziarie, ecc.).
Belle alternative, no? Anche perché a pagarne le pesanti conseguenze, in un caso o nell’altro, direttamente o indirettamente, saremo tutti. Già perché, guarda caso, le perdite vengono sempre spalmate (mai i profitti).
(5 trilioni = 5000 miliardi)
(Riflessioni del 12 luglio 2008)

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The two American friends have done it! They are on the way to bankruptcy. It was known for a long time…
Now there are two possibilities:
a) The US Federal Reserve rescue them and goes down itself, with a further dollar drop and oil quotation rise;
b) They are left to go bankrupt, with a domino effect producing other bankruptcies and strong losses (banks, financial institutions, etc.).
Interesting options, aren’t they? Also because the heavy economic consequences, in any case, shall be paid by everybody, both directly or indirectly. Right, because it happens that losses are always spread around (never the profits).
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Xatë

(English version below)
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Nel dialetto genovese c’è il termine spregiativo xatä, plurale xatë (la x si pronuncia come la j francese, l’accento è sulla vocale finale lunga). Così su due piedi, ammesso che esista, non mi viene l’analogo termine in italiano, anche perché xatä condensa in sé una molteplicità di significati: da ladro a imbroglione, da ricettatore a truffatore, da ricattatore a sfruttatore. Un tempo i loschi figuri con questo bel marchio si aggiravano e proliferavano negli angiporti (famosa la Via Pré a Genova). Oggi si annidano e proliferano nelle stanze del potere politico, finanziario, bancario, industriale, dei servizi di pubblica utilità (acqua, gas, luce, telefoni, ecc.)…
(Riflessioni del 12 luglio 2008)
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Aggiornamento del 14 gennaio 2010
Questi predoni-parassiti continuano ad imperversare, imperterriti e indisturbati, di pari passo con la crisi... Le buone maniere non servono per scrollarseli di dosso. Servirebbe una maxi-retata... In fondo, si sa bene chi sono e di quali malefatte sono gli artefici...
"Mai dire mai...", qualche ottimista potrebbe azzardare...
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The word xatä , plural xatë, is Genoese slang (the x sounds as the French j, the accent is on the final long vocal). I can’t remember the corresponding Italian word off the cuff, provided that it exists… Also because xatä collects quite a lot of meanings: thief, cheat, fence, blackmailer, pimp… Once, such a character wandered around the ports where they proliferated… (the Genoese Via Pré/ Pré Street is famous…). Now they nest and proliferate in quite different contexts: political, financial, banking, industrial, utilities…
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giovedì 3 luglio 2008

Crisi petrolifera: pesanti conseguenze

(English version not available at the moment)
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Europe 2020 indica, tra le 5 categorie di attivi dai quali fuggire ad ogni costo (traduzione letterale dal francese), quei settori il cui modello economico è fondato sull'energia a buon mercato. Forzando un pò i termini, si può dire che quello italiano è, a pieno titolo, tutto un modello di sviluppo economico di quel genere, dipendente al 100% dall'estero, e come tale destinato a soccombere prima di altri, con conseguenze pesantissime.
La scala dei bisogni e delle priorità dovrà essere rivista da tutti insieme e da ciascuno a modo suo. Riscaldamento e mobilità: due dei tanti problemi che ci assilleranno. In Brasile, che per molti versi è terzo mondo più di noi, forse non avranno né l'uno né l'altro problema: all'uno ci pensa il clima (salvo stravolgimenti), all'altro hanno pensato loro sviluppando l'impiego dall'etanolo in autotrazione... Qui da noi, sarà un "sauve qui peut" (come dicono quelli di Europe 2020, anche se non specificatamente riferito all'Italia). Chi potrà tornerà alla stufa a legna, meglio se mai completamente dismessa (è una questione di pratica, come coltivare la terra; buona anche per cucinare), chi alla bicicletta; in quest'ultimo caso patiranno meno quelli che, per passione e per diletto, in tutti questi anni si sono tenuti in... esercizio.
Vale solo la pena di sperare che, evocando ed esorcizzando il peggio, questo non si avveri appieno.
(Riflessioni del 03 luglio 2008)

Crisi petrolifera: cause e palliativi

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Se il continuo aumento del prezzo del petrolio è conseguenza della speculazione che si fa un baffo della recessione, la quale non può originare che un calo del consumo, vedo solo due variabili che danno forza e sicurezza alla speculazione stessa: il deprezzamento del dollaro (e delle altre cartamonete annesse e connesse) e la probabilità di un attacco all'Iran, ben oltre il 70% segnalato da Europe 2020.
Visto che non sarà per niente facile adattarsi al nuovo medioevo, mi sento di suggerire un investimento (valido anche per me che ancora non me dispongo) che potrebbe risparmiarci le conseguenze di una penuria di benzina o gasolio, di code ai distributori e di prezzi esorbitanti: investire in un'auto (bi-fuel) a metano (per chi ha un distributore a portata di mano).
Se esplode il conflitto nel Vicino Oriente, per il petrolio e quindi per i prodotti di raffinazione (benzine, gasolio e in parte anche GPL) sarà un casino per un bel pò di tempo. Il metano è distribuito attraverso la rete di metanodotti intercontinentali interconnessi...

(Riflessioni del 2 luglio 2008)

sabato 28 giugno 2008

Europe 2020: bollettino n° 26 del 15 giugno 2008

(English version not available at the moment)
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Finalmente mi sono deciso a fare l'abbonamento annuale. Con molto interesse, ho così potuto leggere la versione integrale del report n°26 del corrente mese di giugno 2008 (l'ultimo ad oggi emesso) nonché i 6 precedenti cortesemente messi a disposizione dalla (davvero notevole) Organizzazione di Europe 2020.
La loro analisi è rigorosa e professionale, quindi un importante punto di riferimento per ogni personale valutazione e decisione sul da farsi per non finire completamente annientati dai prossimi eventi economico-finanziari che si preannunciano dirompenti.
Ma qualche pulce, a caldo, mi sento di fargliela. In altre parole, non sono del tutto convinto di quello che scrivono. Non tanto, ad esempio, sulle previsioni per il settore immobiliare, quanto, ad esempio, sulla selezione tra Paesi&Monete&Investimenti da evitare e Paesi&Monete&Investimenti da considerare a minor rischio (e quindi da prendere in considerazione):
1) Non mi pare si possa buttare a mare una realtà come gli USA: passi temere il peggio per la loro finanza, ma non si può ignorare che resta la prima potenza industriale al mondo, prima in ricerca avanzata, prima in tecnologia e, non meno importante, prima nelle produzioni agricole fondamentali (come i cereali). Ci sarà pur qualcosa a cui attribuire ancora un qualche valore su quello che è un mezzo continente. Lo stesso dollaro, pur malconcio, non è forse il riferimento in base al quale oggi viene stimato il deprezzamento dei loro immobili? Possibile che l'unica soluzione sia disfarsene senza poterne fare niente, nemmeno sul suolo americano?
2) Idem dicasi per il Regno Unito e la Sterlina ...
3) Guardiamo il diagramma a torta che riportano e che riproduce la ripartizione del debito USA in base ai soggetti creditori: 28% al Giappone, 19% alla Cina. Come ritenere lo Yen e il Yuan al riparo dal collasso dell'economia e finanza USA? Come pensare che Giappone e Cina, così come i produttori di petrolio, possano disfarsi dei loro giganteschi depositi e crediti in dollari, che so, cambiando valuta per "rischiare di meno"? Teniamo conto che sono loro che fanno tendenza non la miriade di piccoli investitori che possono avere spostato o intendano spostare le loro risorse finanziarie sulle commodities o, che so, sull'euro o sul dollaro australiano... Su Brasile e Real: come fidarsi di un Paese dove si è ammazzati per 10 $ ?
4) Sulle commodities e sulle divise "rifugio" da loro suggerite: se guardiamo ai grafici dei siti specializzati vediamo che già da tempo c'è forte tensione all'acquisto di quello che loro suggeriscono. Sui metalli preziosi e/o rari: c'è l'impennata per il platino, meno per il palladio (forse preoccupa quel picco tra il 2000 e il 2001?). Cosa succederà alla domanda di queste che sono anche materie prime se l'industria in generale e quella dell'automibile in particolare rallentano pesantemente? Sull'oro, meno male, allertano (bollittino n° 23 del 15 marzo 2008) che il cartello delle banche e governi centrali sono decisi (e lo hanno dimostrato) a contrastarne (fin che potranno) la corsa con immissioni di grosse quantità sul mercato... Poi, sempre sull'oro, chissà quanto ne viene richiesto dai piccoli investitori e quanto ne viene immesso sul mercato da quelle miriadi di soggetti costretti a venderlo perchè già oggi alle prese con problemi economici di sopravvivenza?
(Riflessioni a caldo del 28 giugno 2008)

Secondo semestre 2008: scoppio delle bolle speculative

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Di fronte alla quasi certezza che il disastro si materializzi , pare non si riesca a mettere a fuoco le possibili strategie, o più semplicemente le scelte, che consentano di smorzare il colpo.
Gli analisti di Europe 2020, anche nel bollettino del 15 maggio u.s., forniscono a pagamento (200 € di abbonamento annuale) le loro “raccomandazioni strategiche ed operative per prepararsi allo choc di inizio estate 2008”: forse varrebbe la pena di andare a vedere cosa dicono ma io personalmente non l’ho ancora fatto (e dire che di soldi se ne buttano anche per meno…).

Si potrebbe tentare una graduatoria di livello di rischio, da affinare al meglio, ibrida, ossia funzione di tutte le possibili variabili eterogenee (o parametri che dir si voglia) che la possono influenzare:
1) Rischio derivati: diretto e totale per chi li detiene, indiretto e minore (di quanto?) per chi ha l’investimento “sicuro” in banca, alla Posta, in immobili o altro ancora);
2) Rischio Paese: qui l’Italia è messa malissimo, da cui elevato rischio anche per BOT, CCT, Buoni Fruttiferi, ecc. Nel ’29 l’impatto della crisi economica, è stato meno “avvertito” nei paesi economicamente più arretrati; oggi, con la globalizzazione e con l’impennata mondiale del costo dei prodotti agricoli, essenzialmente dovuta alla speculazione sugli stessi e sul petrolio, pare non sia la stessa cosa…
3) Rischio banca di riferimento per ciascuno: qui pare non si salvino nemmeno gli svizzeri (vedi UBS, già sull’orlo del collasso, con salvataggio da parte dei fondi sovrani);
4) Rischio effetto domino, vista l’interdipendenza tra gli istituti finanziari di tutto il mondo;
5) Rischio cartamoneta, dollaro o euro che sia;
6) Rischio immobili, in relazione alla implosione della bolla;
7) Rischio “coldiretti”: chi coltiva la terra, già ora, non riesce a vendere a prezzo remunerativo quel che produce (vedi latte, ma vale un po’ per tutto). Avrebbe un senso produrre solo quello che uno consuma, ma quando mai riuscirebbe a farsi autonomamente tutto (dalla farina allo zucchero passando per la carne, gli ortaggi e la frutta tutto l’anno, il latte e quant’altro serve per una decente alimentazione?); per non parlare delle orde di predoni che si potrebbero scatenare se le generali condizioni di vita dovessero degenerare…;
8) Rischio … chi più ne ha più ne metta….

Alla fine, bene o male, una graduatoria ibrida e strampalata magari affinabile, salterebbe fuori, alla quale riferirsi per una scelta, un minimo razionale e ponderata, su dove e come investire quello che uno ha per non perdere tutto … Mah!!! Qui mi fermo perché è dura andare oltre e, forse, non c’è manco più il tempo.

(Riflessioni dell'8 giugno 2008)

Euro: cartamoneta di serie A e di serie B ?

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Poveri illusi, certi tedeschi, se credono di cavarsela cernendo gli euro “buoni” (quelli con la X) da quelli “fasulli” (con la S o con la V) (*) .
La crisi viene da ben altri livelli di emissioni che non la cartamoneta. Viene da tutti quei derivati ed altri prodotti finanziari spazzatura che, per effetto leva o altri motivi, danno luogo ad un ammontare globale da far impallidire quello di tutta la cartamoneta emessa dall’insieme degli Stati dell’unione monetaria europea, a prescindere dalla Zecca di origine, peraltro sotto il controllo della BCE. Altro che parità aurea già irrimediabilmente persa con la cartamoneta!
Tutto quel trash non è marchiato “Uva Italia” o “Albaricoques España”…
Farebbero meglio a sperare di non trovarsi un giorno, dovendo ritirare euro, a sbattere il naso contro le saracinesche delle loro banche o i bancomat disattivati perché, in tal caso, niente euro, né marchiati X né S o, nel migliore dei casi, solo contingentati…
(Riflessioni del 15 giugno 2008)

(*) Da un articolo di stampa ripreso su diversi giornali online.
La prima lettera di serie della banconota identifica lo Stato di emissione: X=Germania; S=Italia; V=Spagna, ecc.

giovedì 5 giugno 2008

Europe 2020

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Gli analisti di Europe 2020, nel loro report del 16 maggio 2008, sono categorici: gli apprendisti stregoni, manipolatori della Finanza globale, saranno costretti a gettare la spugna fra qualche settimana (giugno-luglio prossimi) quando svanirà sotto gli occhi di tutti il miraggio di una crisi controllabile e controllata. Risultato atteso nel brevissimo termine: altro e più drammatico tracollo della finanza e dell’economia globale.
Un Grazie agli Esperti di Europe 2020 per la loro professionalità e la loro capacità di previsione.
Dagli apprendisti stregoni: Buone Vacanze a tutti!

mercoledì 30 aprile 2008

Fuga dal dollaro?

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I grandi detentori di riserve in dollari (Giappone, Cina, emiri e sceicchi del petrolio, ecc.) fuggono dal dollaro? Sarà, ma finora non vedo più di tanto verso quali alternative. Verso l’euro? Se così fosse, le sproporzioni tra domanda e offerta sarebbero tali da far schizzare il cambio fuori dal seminato. Non credo che la BCE e la FED abbiano la capacità di assecondare un tale spostamento di capitali da una valuta all’altra (il piacere no di certo). E poi, per che cosa? Per avere un giorno carta igienica al posto della carta straccia? Verso l’oro? Non mi pare proprio, perché se così fosse, avremmo l’oro, non a 1000 ma a 1.000.000 $ l’oncia. Il che avrebbe un senso? Mi pare che l’oro sia piuttosto un bene rifugio per i piccoli che per i grandi investitori. Almeno fino a qualche tempo fa, tutte le banche centrali si alleggerivano delle loro riserve scaricandolo sul libero mercato. Verso le risorse energetiche? Probabile che i produttori tendano a contenere l’estrazione di petrolio e gas e a tenersi le riserve in serbo per un futuro più rassicurante… Verso altre materie prime? Possibile, ma anche qui c’è l’insidia della recessione economica… Si è letto che certi potentati produttori di petrolio (Medio Oriente, Singapore, ecc.) hanno rilevato quote consistenti di grandi banche e gruppi finanziari americani in difficoltà: queste operazioni hanno un senso… sempre che non crolli tutto. Mi aspetterei che, liquidi alla mano, questi grandi detentori di divise e titoli in $ facessero a gara per accaparrarsi interi grattacieli a New York, intere città americane, milioni di acri di campi coltivati a granaglie nel Wisconsin, ecc. ecc., disfacendosi del pesante fardello di dollari. Ma non mi pare che succeda: lo si saprebbe. Se io (che non ho il fiuto per gli affari) fossi al posto loro, lo farei… Come e dove si liberano di queste montagne di dollari? Personalmente, con le mie deboli conoscenze, non lo riesco a capire. Una cosa è certa: quei soggetti non muovono i loro capitali senza la convinzione di un ritorno economico. Un altro dubbio mi assale: che siano “incartati” o condizionati al punto da non poter agevolmente liquidare le loro posizioni fatte di titoli, derivati e quant’altro in loro possesso? Un domani, a quanto si dice nemmeno tanto lontano, mi sarà svelato l’arcano.
Silvano Porcile (silvan51@hotmail.com)
(riflessioni del 21 marzo 2008)

Lanzichenecchi & Bilanci

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CONSIGLIO COMUNALE DEL 05 APRILE 2007
Discussione del Bilancio di previsione per l’anno 2007 (punto 12 all’O.d.G.)
Intervento del consigliere di minoranza Porcile Silvano (*)
Siamo qui a parlare non solo per noi stessi ma soprattutto per dare voce ai nostri elettori che ci hanno delegato a rappresentarli. Ho quindi impostato le riflessioni che sto per sottoporvi immedesimandomi il più possibile nei cittadini e nel loro modo di vedere e valutare i loro rapporti con la realtà economica nella quale si trovano coinvolti.
Ci sono almeno due ragioni per cui necessita inserire il bilancio comunale che la Giunta ci sottopone in un contesto più ampio rispetto alla realtà economica locale:
1) Il Comune non rappresenta un’economia chiusa come ai tempi del feudalesimo ma è inserito nel contesto di un’economia ormai diventata globale;
2) Le voci che compongono le Entrate del bilancio comunale sono prevalentemente costituite da imposte e tasse a carico dei cittadini, quindi da prelievi forzati che gravano sui bilanci familiari, gli stessi già oggi fortemente penalizzati per altre ragioni esterne.
Non si può fare a meno quindi di analizzare il contesto economico, almeno quello nazionale, entro cui le famiglie cercano di destreggiarsi con sempre maggiore fatica e sofferenza. E subito risaltano i nuovi Lanzichenecchi che, come quelli famosi descritti dal Manzoni, a ondate successive, depredano le popolazioni italiane. Chi sono e da dove partire per descrivere i nuovi Lanzichenecchi? Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Si va dai top manager delle grandi Aziende di Servizi: c’è Telecom, con i Tronchetti Provera ora e i Colaninno ed altri ancora prima: tutti hanno a più riprese depredato un’azienda florida riducendola ad un contenitore di debiti da appianare maldestramente con gli introiti delle fatturazioni gonfiate a danno di milioni di utenti. C’è l’Enel di Chicco Testa & Co. Ci sono i grandi banchieri (grandi per i bidoni che fanno ai risparmiatori, come i Fazio e i Geronzi); ma qui l’elenco sarebbe troppo lungo. Per tutti costoro è una corsa a chi fa peggio e di più. In questa hit parade, purtroppo, c’è motivo di temere che vi siano anche Aziende di Servizi che operano a livello locale. Ma ci sono anche imprese private capeggiate da altri nuovi lanzichenecchi, come Impregilo (quella di Romiti che si occupa del ponte sullo Stretto di Messina, per intenderci e che si appresta ad in cassare risarcimenti e penali miliardarie dallo Stato, cioè da noi tutti). Gli elenchi dei nuovi lanzichenecchi sono lunghissimi perché, come noto, comprendono anche i top manager, amministratori e dirigenti degli apparati centrali dello Stato, di aziende ed enti pubblici (Ferrovie, ASL, Regioni, Province, Demanio, fino ad arrivare ai comuni, senza escludere Comunità Montane e consorzi di ogni genere). Chi ha seguito la trasmissione REPORT di domenica 1° aprile (purtroppo per noi non era un pesce) ha sentito la dimensione dello sperpero di denaro pubblico, quasi tutto fagocitato dalle spese del personale: se un ente pubblico istituzionalmente ha una missione da svolgere a favore della collettività, per questa missione restano solo le briciole, spesso nemmeno quelle: si “mangiano” quasi tutto i vertici con i loro emolumenti e le sempre crescenti schiere di loro fidati collaboratori. Quando qualche opera pubblica viene realizzata, ne abbiamo continuamente le prove, è spesso inutile o mal fatta, quasi sempre assurda per i tempi e i costi di realizzazione. I cittadini, con le tasse e le bollette che pagano, devono mantenere questa immensa schiera di sanguisughe con tutti i loro entourages fatti di portaborse e scaldapoltrone che poco fanno se non intascare stipendi favolosi, frutto di vere e proprie rapine legalizzate. Per tutti questi manager di Stato, di aziende, amministrazioni o imprese che dir si voglia c’è la sistematica connivenza, complicità nonché protezione del potere politico centrale o locale e degli esponenti dei vari partiti con i loro tornaconti. Sul costo crescente di servizi come energia elettrica, telefoni, banche, gas, acqua ed altri ancora siamo di fronte a continui e incessanti aumenti, troppo spesso ingiustificati, che depredano letteralmente gli utenti indifesi. Infatti subiamo le tariffe più alte in assoluto rispetto agli altri paesi europei. Quelli che ne escono più malconci sono i cittadini a reddito fisso, forse meglio dire a reddito decrescente, per intenderci quei cittadini italiani che, da notizie sentite in questi giorni, percepiscono gli stipendi (e le pensioni) più bassi d’Europa. Le tariffe più alte e gli stipendi più bassi: i più bei primati li abbiamo sempre noi italiani. Questo è in estrema sintesi quello che combinano quelli dei ponti di comando della nave, qualcosa che appare già di per sé disastroso e sintomatico di un oscuro avvenire per la gente normale costretta a subire ma che potrebbe durare chissà quanto ancora, sennonché dell’altro non meno preoccupante sta accadendo nelle stive di questa nostra nave. E già, perché è risaputo che i guai non vengono mai soli. Si legge e si sente dire dai media che l’economia tira, che c’è la ripresa economica, che la disoccupazione non è mai stata così bassa. Tutto questo dà una visione distorta e fuorviante della realtà. In realtà continua e si accentua un drenaggio forzato di risorse economiche a danno di una gran parte dei cittadini, dopo che l’euro ha già più che dimezzato il suo potere d’acquisto, con gli stipendi e le pensioni che sono rimasti al palo. Ci può essere chi si arricchisce onestamente in questo contesto, ma dev’essere una minoranza più che trascurabile. Sono invece molti quelli che arricchiscono indebitamente, seguendo l’esempio dei nuovi lanzichenecchi che stanno sui ponti di comando. Anche costoro contribuiscono pesantemente all’impoverimento del resto della popolazione. Già, perché è grazie a questo esercito di nuovi lanzichenecchi, da chi li conduce a chi li emula, che si ingrossano le ben più numerose schiere di chi è già al verde e continua a caricarsi di debiti, perché sollecitato a farlo da chi pretende di governare e guidare dall’alto lo “sviluppo” economico. Guardate cosa succede qui da noi: non ci sono strutture per il tempo libero e tutti, giovani e vecchi, vanno all’ammasso nei centri commerciali, anche nei momenti che dovrebbero essere di svago, perché null’altro di meglio è dato loro di fare. Prende campo il lavoro precario e sottopagato a discapito di quello tradizionale. Chi si avventura nell’acquisto di una casa è costretto ad accollarsi mutui che assorbono interi stipendi per un’intera vita. Il futuro dei giovani, fatta salva la categoria dei rampolli & raccomandati chiamati a perpetuare la gestione e la specie, è cupo come mai prima d’ora. Aumentano di numero coloro che non pagano più l’affitto di casa, le spese d’amministrazione mandando in crisi le gestioni condominiali. Nei rapporti commerciali aumentano le sofferenze per via di clienti che non pagano più i loro fornitori: taluni fornitori si sentono dire da loro clienti che in passato avevano sempre pagato: non ho più soldi, se vuoi fammi fallire io non so cosa farci. E i fallimenti stanno aumentando in misura allarmante. Sicuramente ci sono degli scettici tra voi, taluni in buona fede, altri in mala fede, per ragioni che si possono immaginare. A quelli in mala fede ho detto fin troppo. Invece invito quelli in buona fede a fare un semplice ragionamento. In economia si possono fare le estrapolazioni, un po’ come in matematica, per prevedere l’evolversi nel tempo di un problema rappresentabile con un grafico ossia con una linea su un foglio. Su questo foglio rappresentiamo con un punto le risorse economiche della famiglia italiana media (ma al tempo stesso della stragrande maggioranza delle famiglie italiane) di 4-5 anni fa e con un altro punto il loro valore attuale: salvo eccezioni che rappresentano, come già detto prima, delle minoranze, la linea che unisce i due punti è discendente nel senso che ci troviamo oggi peggio di prima. Dei gravi problemi economici che questa trendline sottintende praticamente non si sente quasi parlare dai media. E noi tutti sappiamo che tutto quello di cui non si parla ufficialmente, altrettanto ufficialmente non esiste come problema. Se ufficialmente non esiste, meno che mai si affronta e si risolve. Problemi di questa portata di cui non si riconosce l’esistenza e men che mai si affrontano, altro non possono fare che aggravarsi: questo risponde a una logica economica e matematica ed è un’illusione che tutto si sistemi da solo. La linea che punta verso il basso non invertirà da sola la sua tendenza, semmai potrebbe accentuarla... Domanda: Perché chi è ai posti di comando, vuoi in politica vuoi in finanza, non riconosce e non affronta questa gravissima situazione? La risposta è banale: perché sarebbero loro i primi a dover pagare il conto. E già perché per affrontarla bisognerebbe eliminare i furti e i furboni che li commettono, quelle schiere di nuovi lanzichenecchi parassiti di cui ho fatto prima un elenco molto parziale e che non ci leviamo di dosso nemmeno per intercessione dello Spirito Santo. Non solo, per sperare che la situazione non degeneri oltre, bisognerebbe anche che le schiere di indebitati e insolventi, per intenderci quelli nelle stive della nave, rimanessero massa sottocritica, cioè una massa circoscritta, messa in condizione di non nuocere agli altri. Ma anche questa è utopia, perché il loro numero, senza freni inibitori, non può che aumentare e produrre un effetto domino: anche chi non viene pagato per quello che gli è dovuto finirà condizionato dai problemi economici, in una reazione a catena. C’è solo da capire se continuerà la inarrestabile discesa com’è stato fino ad oggi o se vi saranno dei momenti di tracollo economico e sociale, eventi a questo punto nemmeno tanto difficili da escludersi. Se l’evoluzione sarà in questa direzione, con l’aggravante del collasso economico e sociale, sappiamo almeno a chi vanno attribuite le responsabilità: cioè a quei nuovi lanzichenecchi dei ponti alti della nave che la governano e la saccheggiano al tempo stesso.
Passo a parlare brevemente del vostro bilancio preventivo per il corrente anno. E’ un documento che, ovviamente, non tiene conto dello scenario che ho appena descritto. E’ impostato come se tutto andasse al meglio per tutti, non solo per gli amministratori ma anche per tutti i cittadini amministrati. E’ un bilancio di impostazione e concezione vecchia e superata, un bilancio ingessato. E’ un tassello che, ovviamente, si inserisce perfettamente nel puzzle della politica economica ufficiale del nostro paese: in questo senso non fa una piega. Purtroppo la realtà e la sua evoluzione, che non ho dubbi essere quelle che ho appena descritto, non trovano riscontro in questo documento. Con questo bilancio presentate un conto che fa pagare lo scotto della vera realtà ai soliti cittadini onesti. Anche nel piccolo di questo comune abbiamo i furbacchioni che fanno i soldi e scaricano i costi e le rogne sulla collettività. Abbiamo gli sperperi di denaro pubblico tante volte denunciati. Enumerandoli, ripeterei cose già rimarcate nei passati Consigli comunali. Anche in questo bilancio abbiamo la crescita dei balzelli a carico dei cittadini: è il caso dell’aumento della TARSU del 7% di cui parleranno in modo più approfondito altri colleghi consiglieri. L’Amministrazione si fa un vanto di non avere aumentato l’ICI. Ma, con l’aria che tira, si dovrebbe cominciare a ridurla. Intendo l’ICI sulla prima casa: tutti sanno che è un’imposta iniqua perché grava sulla proprietà e non sul reddito, per cui, considerata la crisi economica, ci saranno sempre più famiglie in difficoltà a pagarla. Famiglie che, con grossi sacrifici si sono comprata la casa, ma che oggi e in ancor peggio in futuro, sempre meno disporranno dei redditi sufficienti per campare e al tempo stesso per pagare tutti i balzelli che gravano sui loro sempre più magri bilanci. Di questo passo sempre più famiglie, non solo chi non riuscirà a rimborsare i mutui ma anche chi di mutui non ne ha, si vedranno pignorata la casa per imposte e tasse non pagate. Tutti voi sapete che non parlo di fantascienza. Né posso fare a meno di menzionare, visto che ne ha parlato l’assessore al bilancio, del costo del rinnovo delle concessioni trentennali in scadenza relative ai loculi cimiteriali. Un balzello di 2500 € a loculo: i discendenti dei defunti, dopo 30 anni, devono sobbarcarsi delle spese di un 2° funerale!
Quanto detto dalla conduttrice di REPORT domenica scorsa vale anche per questa Amministrazione: leggo a bilancio un totale di 4.500.000 € di spese correnti e 900.000 € di spese in conto capitale per il corrente 2007. Ma di questi 900.000 € solo una piccolissima parte sono veri e propri investimenti per il cittadino. Sono 40 anni che non si vede realizzare alcuna infrastruttura al servizio della comunità. Più di vent’anni fa avevo lavorato a Parigi per l’Ansaldo: oltre la capillare rete del metro, c’erano le 3 linee RER (Réseau Express Régional) A, B e C che, a raggiera, si inoltravano nella banlieue. Oggi mi dicono che queste linee sono di gran lunga più estese e che ad esse si sono aggiunte le tre altre nuove D, E ed F... Qui da noi, Grande Genova e comuni satelliti, a confronto, siamo ancora all’età della pietra… In buona sostanza, tornando al vostro bilancio, la sensibilità di questa Amministrazione verso i cittadini è spesso nelle parole ma non nei fatti e negli atti che emana.
(*) Lista civica Rinnovare Serra Riccò - Comune di Serra Riccò (GE)
Indirizzo e-mail: silvan51@hotmail.com