mercoledì 16 maggio 2012

Il circolo perverso del debito e del credito in Italia…


Come è ormai risaputo, lo Stato e la Pubblica Amministrazione in genere hanno un colossale debito verso le imprese appaltatrici di lavori pubblici, di sevizi e approvvigionamenti.
I termini di pagamento reali sono lunghissimi (sarebbe più giusto parlare di ritardi gravissimi e inammissibili, ben al di là dei già vergognosi termini contrattuali…) e sono tali da condurre le imprese coinvolte sulla china dell’insolvenza nei confronti dei loro fornitori e dipendenti e quindi al fallimento.
I soloni della politica e del Governo hanno avuto la bella pensata di offrire in pagamento, per quei debiti, l’equivalente valore in titoli di Stato (BOT, CCT, ecc.).
I rappresentanti degli imprenditori hanno drasticamente rigettato l’offerta. E già, che cosa ne farebbero di pezzi di carta che perdono valore ogni giorno e hanno un mercato che ormai è una palude con tanto di sabbie mobili? Ci pagherebbero i loro fornitori e i loro dipendenti?
Una proposta-imbroglio, a pensarci bene, tale da offuscare la fama di certi truffatori incalliti (come quegli africani, più volte fatti vedere a Striscia la Notizia, che ti ‘trasformano’ pacchi di cartaccia in banconote…).
I soloni della politica facciano pure man bassa di BOT e CCT per pagarsi i personali stratosferici stipendi d'oro e quelli dei loro amici boiardi, così come le pensioni d'oro dei loro predecessori... Anzi, visto che almeno loro si suppone credano in quello che fanno e quindi alle 'rosee prospettive' dell'economia e della finanza pubblica che vanno enunciando, dovrebbe essere un loro obbligo morale farsi pagare in BOT e CCT, anche per dare il buon esempio, oltre che obbligo da legalizzare, magari per legge o decreto... Ma sarà difficile che lo facciano. Alzi la mano chi li considera in buona fede!
Ormai i titoli pubblici non attraggono più nessuno, salvo le banche che ne sono già sature e si vedono costrette a sottoscriverne ancora, in forza dei prestiti della BCE all’1%. E’ vero che ottengono un lauto profitto lucrando sul differenziale tra il rendimento dei titoli stessi e l’1% pagato alla BCE, ma potrebbero trovarsi, un giorno non lontano, il portafoglio pieno di cartastraccia…

Si sente poi dire:
Ø  le banche non prestano più soldi alle imprese e tagliano i fidi;
Ø  di conseguenza le imprese vanno in crisi finanziaria e falliscono…
La spiegazione e duplice:
1)    la liquidità delle banche è messa malissimo in quanto prosciugata dall’acquisto dei titoli pubblici di cui sopra;
2)    una buona parte dei prestiti che le banche potrebbero erogare alle imprese, in questo stadio di crisi che si aggrava e si avvita di giorno in giorno, sarebbero soldi letteralmente buttati. Stessa o peggior sorte rispetto a molti crediti che le banche già oggi valutano irrecuperabili…     http://www.eugeniobenetazzo.com/gelosia-imprenditoriale.htm 

Questo, in estrema sintesi, è il quadro debitorio e creditorio nel Bel Paese…
L’evoluzione non è per niente difficile da prevedere…

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